Roma sotto l’acqua al primo temporale di Settembre 2024, il sindaco Roberto Gualtieri si giustifica: “Colpa dei cambiamenti climatici”
E’ bastata un’ora di temporale, per mettere diverse zone di Roma sotto l’acqua. Con tombini e caditoie ostruite, i problemi tra il pomeriggio e la sera di ieri si sono estesi tra il Centro Storico e la zona delle periferie. Una situazione che ha innescato l’ennesima polemica verso l’azione amministrativa del sindaco Roberto Gualtieri, che anche in quest’occasione ha provato a difendersi dalle accuse d’inadempienze lanciate dai residenti di diversi quartieri capitolini.
Il sindaco Gualtieri giustifica gli allagamenti a Roma
Secondo il sindaco Gualtieri, Roma ha retto bene il breve temporale di ieri. Dove non sono avvenuti allagamenti vistosi, secondo il Primo Cittadino i meriti andrebbero all’opera dell’Amministrazione: mai come prima, infatti, la macchina amministrativa del Campidoglio si è concentrata sulla pulizia delle caditoie capitoline. Una situazione che non ha potuto contenere tutti i problemi sulla totalità del territorio capitolino, dove per il Sindaco alcuni rovesci sono risultati più problematici per l’azione dei cambiamenti climatici. Una dichiarazione rilasciata sui social e ripresa da canale Instagram di Welcome To Favelas, che però subito ha trovato la pronta risposta dei residenti romani.
La Capitale d’Italia sotto l’acqua: la situazione tra San Pietro e Tor Bella Monaca
Sentite le parole del sindaco Gualtieri, i residenti hanno voluto subito smentire le dichiarazioni del Campidoglio. Partendo dalle immagini di piazza San Pietro o Tor Bella Monaca sotto l’acqua, fino ad arrivare alle fotografie delle caditoie mai pulite in vari quadranti della Capitale. Come ripreso da Il Marforio.it, i problemi sarebbero presenti in tutta la Città Eterna e soprattutto nel quadrante di Roma Nord. Nel quartiere Flaminio, per esempio, sono stati gli stessi commercianti a scrivere al Comune capitolino, denunciando da mesi l’ostruzione delle caditoie e il concreto pericolo di allagamenti nei loro negozi, che conseguirebbe a danni di prodotti e soprattutto degli spazi commerciali, traducibili in ingenti costi per gli imprenditori.