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Delitto Meredith: condannata Amanda Knox a 3 anni per calunnia

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Condanna Amanda Knox

A stabilirlo la Corte d’assise di Firenze. La Knox: “Ero solo una ragazza di 20 anni, maltrattata dalla polizia”.

Condanna Amanda Knox
Condannata Amanda Knox a 3 anni per calunnnia verso Lumumba – credit: Ansa

 

“Amanda Knox non è una vittima ma una calunniatrice”, è quanto sostiene il legale di Patrick Lumumba, Carlo Pacelli, ma la conferma arriva anche dalla Corte d’assise con una condanna a 3 anni per Amanda Knox. La sentenza è stata pronunciata direttamente nell’aula di tribunale dove questa mattina, mercoledì 5 giugno, si è tenuta l’udienza nell’ambito nell’ambito della vicenda giudiziaria per l’omicidio di Meredith Kercher, compiuto a Perugia la notte del 5 novembre 2007. Lumumba, atteso in aula e inizialmente figurato tra i sospettati stando alla testimonianza della Knox, non ha partecipato stamane all’udienza poiché impegnato a Perugia per lavoro. 

Knox in lacrime alla lettura della sentenza: “Non me lo aspettavo”. Verso il ricorso.

Ha lasciato l’aula in lacrime, in silenzio e amareggiata Amanda Knox, dopo aver appreso l’esito della sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Firenze. Accanto a lei il marito e i suoi difensori, che l’hanno scortata fuori dall’aula sfruttando un’uscita secondaria, che le ha permesso di sfuggire alle telecamere. Secondo l’accusa, a cui poi la Corte d’assise ha dato addito, Amanda Knox è responsabile di aver calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher: la Knox, menzionandolo durante un interrogatorio in Questura a poche ore dal delitto, avrebbe fatto in modo che Lumumba fosse coinvolto nel delitto per il quale poi l’uomo è stato poi prosciolto, essendo risultato completamente estraneo.

“Non me l’aspettavo”, ha dichiarato l’imputata americana lasciando l’aula stando ai suoi legali. Gli avvocati difensori, Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati, hanno poi rilasciato all’Ansa che Knox “Pensava di poter mettere un punto definitivo alla sua innocenza”. Non sarà così, ma i legali promettono già di esaminare le motivazioni della Corte e procedere, molto probabilmente, a un ricorso in Cassazione. 

Soddisfatto invece il legale di Patrick Lumumba, che per anni è stato nel limbo dell’accusa per iniziativa della Knox: “La decisione della Corte d’assise è in linea ai precedenti giudicati” – ha sostenuto Pacelli all’Ansa – “Amanda ha calunniato Patrick”. La condanna per calunnia era diventata definitiva, ma poi la Cassazione aveva disposto un nuovo esame delle accuse, seguendo alla denuncia della Corte europea per cui Lumumba aveva subito una grave violazione del diritto di difesa. Amanda Knox, a oggi, ha comunque già scontato due anni.

Dal 2007 tra ricorsi, assoluzioni e condanne

Il 30 gennaio 2014 Knox era stata condannata in via definitiva insieme a Raffaele Sollecito dalla Corte d’Assise d’appello di Firenze. Il ricorso impugnato da entrambi gli imputati, però, fu accolto dalla Cassazione con l’assoluzione di Knox e Sollecito.

Si è presentata oggi nuovamente alla sbarra la Knox, che ha dovuto difendersi dall’accusa di calunnia nei confronti di Lumumba: la Knox infatti lo aveva accusato Lumumba come assassino di Meredith Kercher durante un interrogatorio in Questura, interrogatorio che poi la Corte europea dei diritti dell’uomo riconobbe come irregolare. L’ulteriore ricorso dell’americana ha così dato il via all’attuale iter processuale.

Amanda Knox accusa le forze dell’ordine: “Ero una ragazza di 20 anni, maltrattata dalla polizia”

L’intervento della Knox oggi in aula è durato non più di dieci minuti, sostenuti in lingua italiana. Come riportato dall’Agi, la Knox avrebbe detto per difendersi: “Non avrei mai testimoniato contro Patrick, come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l’assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente” – ha sostenuto durante l’udienza – “Patrick mi ha insegnato a parlare l’italiano, si è preso cura di me. Prima dell’arresto, mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non essere stata così forte di resistere alle pressioni della polizia e che lui ne abbia sofferto”.

La Knox, tornando indietro alla notte del 5 novembre, ha condiviso con l’accusa e i presenti in aula gli ultimi momenti prima del processo per l’omicidio di Meredith Kercher. “Ero una ragazza di 20 anni spaventata, ingannata, maltrattata dalla polizia. Il 5 novembre 2007 è stata la notte peggiore della mia vita. Pochi giorni prima la mia amica Meredith era stata uccisa nella casa che condividevamo. Ero scioccata, era un momento di crisi esistenziale. La polizia mi ha interrogata per ore in una lingua che non conoscevo. Si rifiutavano di credermi, mi davano della bugiarda, ma io ero solo terrorizzata”. L’ultima parola spetta ora nuovamente alla Cassazione, dopo che i legali procederanno a impugnare il ricorso.

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