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Il caso Graneris, la mattanza familiare di Guido e Doretta

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Il caso di Doretta Graneris e Guido Badini riguarda una storia di parricidio. I due fidanzati, 18 anni lei, 21 lui, sterminarono la famiglia della ragazza. 

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Il caso Graneris – Ilcorrieredellacittà.com

 

Il caso ebbe molta eco, soprattutto per l’efferatezza del crimine. 

Chi era Doretta Graneris

Nata a Vercelli, il 16 febbraio del 1957, Doretta Graneris era la maggiore di due figli. Piuttosto diligente al liceo, che frequentava con discreto profitto, pare si sentisse molto insicura per il suo aspetto fisico. Si reputava troppo grassa e spesso si sottoponeva a lunghi digiuni per dimagrire. 

I genitori le volevano molto bene, mentre lei li reputava troppo severi e bigotti, e le liti in casa non erano così insolite. A una festa di capodanno nel 1973 conobbe Guido Badini, rimasto orfano da poco e affidato a uno zio. Il giovane, descritto come un immaturo, legatissimo alla madre, era appassionato di armi e tiro a segno. 

Il padre di Doretta aveva rilevato l’officina del suocero, che aveva accolto in casa insieme alla moglie. All’epoca dei fatti, Doretta aveva 18 anni, Guido 21. I genitori non vedevano di buon occhio la relazione della figlia con il giovane, soprattutto perché non aveva un impiego, nonostante avesse in tasca un diploma da ragioniere. Così, dopo l’ennesima lite, la ragazza si stabilì a casa del fidanzato a Novara. I due programmarono il matrimonio per la settimana successiva alla strage.

Badini era disoccupato e Doretta si rifiutava di cercare un lavoro. Per andare incontro alle esigenze dei due giovani, nonostante disapprovassero quella relazione, i genitori di Doretta le avevano regalato dei mobili e una cucina, in vista delle nozze, e avevano offerto un lavoro a Guido nell’officina di famiglia. 

La strage

La sera del 13 novembre 1975, Doretta e il fidanzato si recarono a casa dei genitori della ragazza, insieme a una terza persona, Antonio D’Elia (ex di Doretta) e uccisero tutti i membri della famiglia, compreso il cagnolino. Inizialmente gli accordi erano che D’Elia avrebbe dovuto compiere gli omicidi, per garantire un alibi ai due fidanzati, ma alla fine si accordò per svolgere solo il ruolo di “palo” e autista.

Guido Badini, mentre Doretta e Antonio rubavano una Simca 1300 ad Arese, noleggiò una 500 con cui raggiunse la fidanzata e il complice in un parcheggio a Vercelli. A bordo dell’auto rubata i tre si diressero a casa Graneris, al civico 9 di via Caduti dei Lager. Elia rimase in macchina, mentre i due fidanzati entrarono in casa. 

Non si sa chi fu dei due fidanzati a premere il grilletto, perché dopo la strage ci fu un rimpallo di accuse dall’uno all’altra. Di certo, uno dei due sparò 17 colpi con una pistola calibro 7.65, di proprietà di Guido. Il primo a morire fu Sergio Graneris, padre di Doretta. Poi, la madre di lei, in seguito i nonni materni e per ultimo il fratello 13enne di Doretta. L’ultimo colpo fu destinato al cane di famiglia. 

Dopo aver compiuto la strage, i due ragazzi si recarono a casa di un amico di Guido, dove rimasero fino alle 23.30. 

Le indagini

A scoprire i corpi delle vittime, l’indomani mattina, fu Maria Origliano, la nonna paterna di Doretta, che aveva ricevuto una chiamata dai colleghi del figlio, insospettiti da quell’assenza insolita. La donna entrò in casa e scoprì i corpi senza vita dei familiari. Doretta e Guido furono informati dai carabinieri mentre facevano compere in un mercatino della zona. La reazione troppo tranquilla della ragazza insospettì i militari.

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Doretta Graneris – ilcorrieredellacittà.com

 

A bordo dell’auto di Guido fu ritrovato un bossolo che – pur non corrispondendo a quelli utilizzati per compiere i delitti – diede il via ad alcune ricerche a casa di Badini, dove furono rinvenuti altri colpi simili a quelli ritrovati sulla scena del crimine. I carabinieri convocarono i due fidanzati in caserma e dopo otto ore di interrogatorio arrivò la confessione.

La prima a confessare fu Doretta, dichiarando di essere stata lei a premere il grilletto, scagionando il fidanzato. Le contraddizioni e l’utilizzo di un’arma che Guido era abituato a maneggiare portarono gli inquirenti ad approfondire le indagini. Badini ammise i delitti, ma scaricò la responsabilità sulla fidanzata. 

Nei primi mesi di carcere, la giovane continuò a scrivere al fidanzato, ma quando venne a sapere che lui le aveva addossato tutta la colpa, lo abbandonò. Dalle indagini emerse una relazione piuttosto torbida tra i due giovani, tra cui scambi di coppia, voyeurismo e sesso di gruppo. A quel punto fu Guido a prendersi tutte le responsabilità dei delitti, dichiarando di aver temuto di perdere la sua amata per l’ostilità dei genitori di lei.

Poi cambiò ancora versione, dichiarando di essere stato plagiato dalla fidanzata, che l’avrebbe costretto a sterminare la sua famiglia, in cambio della promessa di una vita agiata grazie all’eredità dei genitori.

Un secondo colpo di scena arrivò da un’altra dichiarazione di Doretta, che confessò l’omicidio di una prostituta come prova per il massacro. L’affermazione non trovò riscontro, e venne identificata dai giudici come un tentativo di invocare l’infermità mentale, che però una perizia psichiatrica escluse del tutto. 

La camera di consiglio durò dieci ore: il complice Antonio D’Elia ottenne le attenuanti generiche e la seminfermità mentale e fu condannato a ventidue anni di reclusione. Alla coppia di fidanzati fu inflitto l’ergastolo. Vennero condannati a 15 anni anche due amici che avevano aiutato a pianificare gli omicidi, e avevano fornito la benzina per bruciare l’auto rubata. Guido venne condannato a un anno e mezzo di isolamento diurno.

Nel 1992, Doretta Graneris, che in carcere si è laureata in architettura, ha ottenuto la libertà condizionale

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