Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, imputata per l’omicidio aggravato della piccola Diana, ha chiesto l’assoluzione per la sua assistita.
L’avvocato ha sottolineato quanto sia stata difficile la vita della Pifferi, cresciuta nell’incuria e nell’abbandono.
L’avvocato di Alessia Pifferi chiede l’assoluzione
Alessia Pifferi, imputata per l’omicidio aggravato della figlia Diana, è al centro di un processo che ha suscitato grande attenzione mediatica. Questa mattina, nel corso della requisitoria, la sua avvocatessa, Alessia Pontenani, ha chiesto l’assoluzione per la 38enne, sottolineando che la sua cliente ha avuto una vita difficile, crescendo nell’incuria e nell’abbandono.
«Se mi dovessi togliere questo cencio nero dalle spalle, direi che Alessia Pifferi è un mostro, ha fatto una cosa terribile, tremenda. Ma non è compito nostro dare giudizi morali, per questo vi chiedo l’assoluzione di Alessia Pifferi. È evidente che non volesse uccidere la bambina. Ha avuto una vita terribile, è cresciuta nell’incuria e nell’abbandono». Queste le prime parole dell’avvocatessa.
Legale parte civile: “Caso agghiacciante, Pifferi è colpevole”
Di ben altro avviso la parte civile, rappresentata dall’avvocato Emanuele De Mitri. Il legale di parte civile sostiene che Alessia Pifferi sia colpevole e sapeva benissimo che, lasciando la figlia in quelle condizioni – da sola in casa per sei giorni – ne avrebbe provocato la morte. “Ci troviamo di fronte a un caso agghiacciante, nel quale la responsabilità è chiara. In questo processo c’è soltanto una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell’omicidio della piccola Diana”. Queste le parole dell’avvocato De Mitri.
Il legale di parte civile ha definito l’imputata “una donna presuntuosa”, perché non ha chiesto aiuto alla famiglia, quando sapeva che la risposta da parte della madre e della sorella sarebbe stata positiva. De Mitri ha chiesto un risarcimento da 200mila euro per la madre di Alessia Pifferi e da 150mila euro per la sorella, o una provvisionale da 100mila euro ciascuna.
Alessia Pifferi è stata giudicata capace di intendere e di volere. Lo psichiatra forense, Elvezio Pirfo, ha ritenuto che l’imputata sia in grado di affrontare il processo in maniera cosciente, come del resto – secondo il perito – era quando ha abbandonato la figlia di 18 mesi, per sei giorni da sola in casa, mentre trascorreva qualche giorno a Leffe con l’allora compagno. Secondo Pirfo, Alessia Pifferi avrebbe anteposto i suoi desideri di donna ai suoi doveri di madre, nella consapevolezza che quel biberon di latte non sarebbe bastato a tenere in vita la bambina durante la sua prolungata assenza.