Nicola Giacumbi, procuratore della Repubblica “facente funzioni”, venne assassinato il 16 marzo del 1980 mentre rientrava a casa con la moglie, dopo aver trascorso la domenica a casa dei suoceri.
Qualche tempo prima di essere ucciso, Nicola Giacumbi aveva rifiutato la scorta, perché non voleva rischiare altre vite umane, come accaduto nel caso dell’omicidio Moro, avvenuto esattamente due anni prima.
L’omicidio di Nicola Giacumbi
Nicola Giacumbi, procuratore della Repubblica “facente funzioni”, fu ucciso la sera del 16 marzo 1980, mentre camminava lungo Corso Garibaldi a Salerno, insieme alla moglie. A scaricargli addosso quattordici colpi di pistola fu un commando di terroristi delle Brigate Rosse, colonna Fabrizio Pelli.
Il brutale assassinio di Giacumbi ebbe un forte valore simbolico e fu realizzato a due anni dal sequestro di Aldo Moro. Si voleva accreditare “l’ipotesi della creazione di un blocco di violenza terroristica che unisse il Nord al Sud.” Qualche tempo prima di essere ucciso, Nicola Giacumbi aveva rifiutato la scorta, perché non voleva rischiare altre vite umane, come accaduto nel caso dell’assassinio Moro.
Il procuratore Giacumbi aveva appena finito di lavorare a un dossier sulle Brigate Rosse riguardante l’incendio della filiale Fiat, nella cui sede furono fatte esplodere numerose autovetture con cariche di tritolo.
Le Brigate Rosse rivendicarono il delitto con una telefonata a una televisione locale. L’assassinio di Nicola Giacumbi faceva parte di una campagna di attentati contro i rappresentanti dello Stato. Due giorni dopo, a Roma, un altro magistrato, Girolamo Minervini, fu assassinato, e il giorno successivo, il 19 marzo, toccò a Guido Galli, ucciso da un gruppo di esponenti di Prima Linea. Le indagini sul delitto Giacumbi portarono i carabinieri, comandati dal generale Dalla Chiesa, a fare irruzione nel covo di via Fracchia a Genova il 28 marzo. Nel conflitto a fuoco, quattro terroristi furono uccisi. Otto brigatisti furono individuati come gli autori dell’omicidio di Nicola Giacumbi e furono tutti condannati dalla Corte d’Assise d’Appello di Potenza.
Il brutale assassinio di Nicola Giacumbi ha impresso un segno indelebile nella storia italiana, per il coraggio e la dedizione di un magistrato che ha perso la vita nel suo impegno per la giustizia e la legalità. Nel maggio 2010 il procuratore è stato insignito della medaglia d’oro alla memoria.
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