E’ stato un minuzioso lavoro di indagine, effettuato dagli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Ostia, a consentire di individuare e sottoporre a fermo due cittadini stranieri, K.A., 29enne egiziano e M.E, albanese di 36.
Le indagini sono partite dalla denuncia di un transessuale colombiano, rimasto vittima di una rapina dopo aver trascorso la notte in un locale del centro di Roma compagnia di una sua amica cubana e di K.A. ed M.E., conosciuti nella circostanza.
Dopo essere rimasti per qualche tempo nel locale, i quattro hanno poi deciso di concludere la serata in casa del transessuale.
Appena entrati nell’abitazione, però, il marocchino è andato subito in cucina ed ha afferrato un coltello puntandolo alla gola del trans, intimandogli di consegnare tutto il danaro in suo possesso.
Ne è scaturita una breve colluttazione, al termine della quale il rapinatore è comunque riuscito ad impossessarsi della somma di 1.500 euro, fuggendo insieme al complice.
Il transessuale non si è arreso, ha iniziato ad inseguire i due e, togliendosi una scarpa, ha iniziato a colpire con il tacco l’autovettura, determinando la rottura di alcune parti della carrozzeria.
Gli investigatori hanno iniziato a mettere insieme i vari elementi raccolti e, partendo con l’analizzare i resti dell’auto, sono riusciti a risalire al modello.
Poi, un altro particolare è risultato determinante.
Il rapinato ha riferito infatti che nel recarsi presso la sua abitazione i due avevano chiesto di fermarsi per comprare le sigarette.
Visionando le immagini della tabaccheria, gli agenti sono riusciti ad individuarli.
Con questi elementi e dopo una serie di ulteriori accertamenti presso il locale notturno, i due sono stati identificati.
A questo punto non restava che rintracciarli.
Sono quindi iniziati i servizi di appostamento presso l’abitazione dell’utilizzatore dell’auto, fino a quando i due sono stati rintracciati e condotti in Commissariato.
Il successivo riconoscimento effettuato dalla vittima della rapina ha confermato quanto già accertato dagli investigatori.
I due, al termine, sono stati quindi sottoposti a fermo di indiziato di delitto ed associati presso il carcere di Regina Coeli.