A distanza di cinque giorni dallo scoppio dell’incendio ad Ardea l’allarme è ufficialmente rientrato. A metterlo nero su bianco è stata anche la Regione Lazio che in una nota ha comunicato che “la concentrazione di sostanze potenzialmente nocive è tornata ai valori normali nel giro di 48 ore”. Ma il Comitato UST solleva delle perplessità: “Centralina posizionata soltanto a valle, non ci sentiamo tutelati”. Gli ultimi aggiornamenti.
“Allarme rientrato. I dati registrati da Arpa Lazio sono tornati nella norma”, con un comunicato stampa ufficiale la Regione Lazio, attraverso l’Assessore all’Ambiente, alla Transizione energetica, al Turismo e allo Sport della Regione Lazio, Elena Palazzo, ha chiuso di fatto l’emergenza scoppiata ad Ardea lunedì scorso.
Nessun pericolo per la salute dunque, nonostante l’enorme quantità di pneumatici andati a fuoco nel maxi rogo andato avanti per giorni (soltanto ieri, giovedì, è arrivata la comunicazione di fine operazioni da parte dei Vigili del Fuoco). Anche i nuovi dati Arpa infatti hanno confermato quanto già emerso nel primo campione: ovvero valori che non destano preoccupazione.
Rogo tossico di Ardea: finita l’emergenza
L’Assessore Palazzo, sulla scorta di quanto diffuso da Arpa, commenta i dati sottolineando come, al momento, “non sussistano motivi di preoccupazione per i cittadini di Ardea”. “Grazie al rapido intervento da parte dei Vigili del Fuoco che hanno domato velocemente le fiamme, si è trattato di livelli non preoccupanti – prosegue l’Assessore – Nei prossimi giorni proseguiranno comunque i monitoraggi a cura di Arpa Lazio. Ovviamente, per precauzione, continuiamo a tenere la situazione sotto controllo“.
I nuovi dati Arpa
I nuovi dati si riferiscono al 9 e al 10 aprile, coprendo l’arco temporale per l’appunto di 48 ore. Di fatto, rispetto al primo campione analizzato, i livelli di diossina non hanno subito variazioni mentre le concentrazioni di idrocarburi e PCB sono calati sensibilmente.
Questi ultimi due infatti avevano superato, e di molto, i valori di riferimento (qui la tabella) ma questo sarebbe uno scenario comune in situazioni di questo genere. Si legge infatti nella nota Regionale: “Nelle prime ore si è registrato un aumento di Benzopirene e di Policlorobifenili (Pcb), sostanze che vengono prodotte dalla combustione di materiale eterogeno composto per lo più da vari tipi di plastiche, come quelli presenti sul posto”. Adesso invece i parametri sono tornati sotto alla soglia di guardia.
Comitato UST: “Scenario sconfortante, centralina posizionata soltanto a valle”
Se allora i cittadini possono tirare un sospiro di sollievo – letteralmente – c’è chi solleva però qualche perplessità su come siano state posizionate le centraline, un tema peraltro già emerso dopo la pubblicazione dei primi dati dall’Arpa.
“I rilevatori sono stati installati soltanto a valle dell’incendio e il fumo, a causa delle condizioni del vento, si è sempre diretto sul versante opposto”, ci dice Manolo Tuzzi del Comitato UST di Montagnano che più volte in passato aveva denunciato la situazione di abbandono e rischio dell’area.
“La nostra preoccupazione, sperando di sbagliarci ovviamente, è che sia stata registrata soltanto una parte marginale di quanto combusto. Sin dall’inizio chiedevamo infatti di coprire tutta l’area attorno al rogo, magari posizionando altre centraline in altri punti. Purtroppo la verità non la conosceremo mai”. “C’è tanta amarezza e sconforto di fronte a scenari del genere – conclude quindi il Presidente del Comitato UST – perché non ci sentiamo tutelati: francamente risulta difficile comprendere come un rogo di questa portata non abbia avuto conseguenze”.
Le spiegazioni di Arpa Lazio
A questo proposito riportiamo il seguente post pubblicato da Arpa Lazio pochi minuti fa.
Cerchiamo con questo post di dare risposta alle diverse domande e osservazioni che abbiamo ricevuto negli ultimi giorni in merito al posizionamento del campionatore per il monitoraggio della qualità dell’aria in occasione dell’incendio di Ardea.
In generale, la scelta del posizionamento di un campionatore viene effettuata secondo criteri che mirano a individuare il punto migliore in base al contesto concreto in cui si opera, è infatti necessario tenere conto di diversi fattori:
– la necessità di posizionare lo strumento quanto più possibile in prossimità dell’area interessata dall’incendio;
– l’andamento dei fumi in relazione alla direzione prevalente del vento al momento dell’installazione, valutando però anche – quando possibile – le previsioni su possibili cambi di direzione nel corso delle ore successive;
– i limiti della “zona rossa” stabilita dai Vigili del Fuoco e all’interno della quale operano gli stessi per le operazioni di spegnimento del rogo;
– la necessità di disporre di un allaccio elettrico in un’area pubblica o privata che sia stata messa a disposizione dell’Agenzia (e sulle aree private questo non sempre accade) e che sia in grado di assicurare un adeguato livello di sicurezza da manomissioni o atti vandalici.
Quanto al numero di strumenti utilizzati, la procedura adottata dall’ARPA Lazio in occasione di incendi prevede generalmente l’installazione di un singolo campionatore; in alcune situazioni particolari può essere posizionato anche un secondo strumento, a seguito di specifiche richieste da parte dei soggetti competenti o in relazione alle caratteristiche dell’evento (durata della fase acuta, quantità del materiale), della zona e delle sue caratteristiche territoriali e climatiche, delle informazioni disponibili nella fase di emergenza.
Va infine sottolineato che l’azione dei Vigili del Fuoco per lo spegnimento delle fiamme determina anche il raffreddamento del materiale incendiato e di conseguenza una minore diffusione dei fumi al di fuori dell’area dell’incendio stesso.
Il video dal luogo dell’incendio il giorno dopo lo scoppio del rogo