Mentre proseguono senza sosta le ricerche dei quattro operai dispersi nella centrale idroelettrica di Suviana, si fanno i conti con il dolore per chi non ce l’ha fatta.
Tra le vittime della strage c’è anche un neopapà. Le vittime erano tutte in trasferta nella centrale a ridosso dell’Appennino Bolognese per eseguire dei lavori di manutenzione.
Chi erano le vittime dell’esplosione di Suviana
Si trovavano al piano meno otto le vittime dell’esplosione avvenuta nel pomeriggio di martedì, 9 aprile, alla centrale elettrica Enel Green Power del lago di Suviana. Mario Pisani, Vincenzo Franchina e Pavel Petronel Tanase sono morti tutti sul colpo, mentre erano in trasferta, lontani da casa.
La vittima più giovane è Vincenzo Franchina. Nato a Patti il 12 maggio del 1988, viveva con la moglie e il figlio. Era un elettricista industriale, con in tasca un diploma all’istituto tecnico industriale Torricelli. Nel maggio dello scorso anno si era sposato con Enza, la sua storica fidanzata, e da pochi mesi era diventato papà. Appassionato di Ligabue e Vasco, sul suo profilo social amava condividere canzoni e foto felici insieme a sua moglie.
L’altra vittima della fatale esplosione è Mario Pisani, il prossimo 8 maggio avrebbe spento 74 candeline. Ex dipendente Enel, Pisani viveva a San Marzano di San Giuseppe, provincia di Taranto. Aveva tre figli e cinque nipoti. Nella centrale era arrivato per una consulenza esterna. La terza vittima dell’esplosione è Pavel Petronel Tanase, di origini romene, ma residente a Settimo Torinese. Aveva 45 anni. Lascia la moglie e due figli gemelli di 14 anni.
Continuano le ricerche dei dispersi
Intanto, sono ormai oltre 12 ore che vanno avanti le ricerche dei dispersi. I feriti sono cinque, due dei quali versano in gravissime condizioni. Gli operai di cui non si hanno più notizie sono quattro. Le speranze di ritrovarli ancora in vita sono ormai prossime allo zero, ma i vigili del fuoco, coadiuvati dalle squadre arrivate da fuori regione, continuano a lavorare, nella speranza di trarre in salvo qualcuno di loro.
Al momento sono cento gli uomini impegnati nelle operazioni di soccorso, ma la risalita dell’acqua del lago rende il tutto molto più lento e complicato. L’unica speranza è che – al momento dell’esplosione – gli operai dispersi possano avere avuto il tempo e la possibilità di rifugiarsi in qualche locale a tenuta stagna.
Sulle cause dell’esplosione sono ancora tanti i dubbi. Quello che si sa è che è esplosa una turbina al piano meno otto, che ha fatto crollare il solaio al piano sottostante. Per le persone che si trovavano in quell’area della centrale, non c’è stata via di scampo.