Maxi sequestro di medicinali a base di ossicodone: a Roma una vasta rete criminale per spacciare l’antidolorifico oppiaceo.
E’ emergenza ossicodone dentro Roma. Intorno all’utilizzo dell’antidolorifico, a base oppioidea, si sarebbe creato negli scorsi mesi un forte sistema criminale. La vicenda ha portato all’arresto di una donna, che si era specializzata nell’emissione di ricette false per ottenere il farmaco nelle farmacie della Capitale e nella sua provincia. La vicenda ha portato a un’approfondita indagine della Procura romana.
Il sistema criminale intorno l’ossicodone a Roma
Sempre più pazienti, con dipendenza da ossicodone, sfruttavano le vie illecite per ottenere la sostanza oppioide. Un castello costruito dentro la città di Roma e con base ad Albano Laziale, dove il sistema criminale aveva creato una rete di ricette sanitarie false o rubate a medici che operano all’interno della Capitale. Il farmaco, apparentemente un antidolorifico, mostra anche un’altra faccia della medaglia: i noti rischi di dipendenza e nel portare le persone a uno stato di overdose.
Il mercato nero degli oppioidi a Roma
Quello che si era creato tra la zona dei Castelli Romani e Roma, altro non era che un forte mercato nero delle sostanze oppioidi o sedativi ipnotici per tossicodipendenti. Come spiega Il Messaggero, una donna era a capo della cabina di regia legato a questo mercato delle sostanze stupefacenti: la signora era riuscita a contraffare le ricette mediche per chiedere la prescrizione del farmaco, attraverso l’utilizzo di applicazioni digitali o semplicemente la complicità di alcuni medici di Roma.
Le ricette contraffatte per ottenere antidolorifici a base di ossicodone
Le tattiche per falsificare le ricette erano molto semplici. Spesso la donna in prima persona si curava di questo aspetto, falsificando le ricette mediche con dei programmi per l’editing: tra i più utilizzati c’era Photoshop, come hanno scoperto le indagini delle forze dell’ordine. In alcuni casi, i soggetti interni a questa rete criminale avevano sottratto illegalmente anche dei ricettari ai medici di Roma, falsificando le firme e i timbri per ottenere i particolari medicinali.