Il giudice condannò un ragazzo a 16 mesi di carcere, nonostante il giovane fosse innocente: ora l’Italia deve risarcirlo.
Storie di una giustizia troppo superficiale, quelle accaduto a un ragazzo a Roma. La vicenda tocca HE, un ragazzo di 27 anni ed entrato in calvario giudiziario che lo ha portato a passare 16 mesi dentro un carcere. La situazione surreale, però, è che la stessa giustizia italiana pochi giorni fa ha stabilito come il giovane non avesse compiuto nessun reato. Della rapina di cui era accusato, lui non si era mai macchiato le mani.
L’inizio dell’incubo: l’incarcerazione del ragazzo per 16 mesi
Come racconta Il Corriere della Sera, il giovane venne accusato di una rapina avvenuta la notte del 16 giugno 2019. Nonostante la vittima della rapina non lo abbia mai riconosciuto come il suo rapinatore, la legge italiana lo condannò a tre anni e otto mesi di carcere in un primo processo tenuto il 7 gennaio 2020.
Il riesame della vicenda
A salvare il ragazzo dal carcere, sarà un riesame del caso, avvenuto a ottobre 2020. La Corte d’Appello non solo ha stabilito come il ragazzo fosse totalmente innocente davanti alla vicenda, ma condannava anche lo Stato italiano a un maxi risarcimento verso il giovane: 110 mila euro verso l’ex imputato.
La vicenda narra un episodio di giustizia che avrebbe dovuto approfondire ulteriormente la vicenda, soprattutto davanti a un ragazzo che comunque aveva risposto sempre a tutte le domande degli inquirenti. Sorge quindi la domanda su quali provi si fosse fondata la colpevolezza del giovane, soprattutto per valutare quello che dovrebbe essere il verdetto del Tribunale: una teoria più plausibile legato al reato, con un pubblico ministero e giudice che valutano delle ipotesi e non si “innamorano” di determinate piste solo per arrivare alla fine di un processo e quindi un colpevole. Un caso che, almeno le cronache italiane, sembrano raccontarci troppi episodi analoghi a Roma, spesso anche in episodi molto più gravi e che rischiano di incarcerare le persone sbagliate.