È il piatto più conosciuto di Roma ma spesso anche quello più inflazionato e fatto pagare a peso d’oro. Quant’è che costa davvero un buon piatto di carbonara?
Sua maestà la carbonara. Tra i piatti “tipici” della cucina romana, ma anche tra i più controversi. Nei bar e ristoranti del centro di Roma, così come nelle trattorie tipiche, la carbonara è un must, alcuni ristoratori però potrebbero storcere il naso alla richiesta di questo piatto che di romano si pensa abbia solo l’adozione. È la situazione che vi troverete davanti se mangiate nelle trattorie nostrane, quelle per intenderci con la tovaglia a quadrettoni, senza menù, con il gestore che prende appunti su un taccuino a mano. I veri “cultori” della tradizione gastronomica romana.
“Che voji? No noi non le famo quelle porcherie”, è stata la risposta che pochi giorni fa mi sono sentita rispondere quando, in compagnia di alcuni amici di altra regione, hanno provato a chiedere un piatto di carbonara. Le origini di questo piatto azzardano addirittura un’altra provenienza, molto diversa da quella che oggi a Roma si cerca di diffondere spesso a caro prezzo. Difatto la pasta alla carbonara, vista la sua nomea, è un piatto ritenuto povero ma oggi fatto pagare caro, soprattutto ai turisti. In un’autentica trattoria, di sapori veraci e tradizioni alla vecchia maniera, una buona carbonara si fa pagare il giusto. E si mangia con gusto.
Quanto costa una carbonara a Roma?
Mangiare un piatto alla carbonara nelle bettole in zona piazza Venezia o via del Corso equivale a rovinarvi un primo approccio con la cucina romana. Non c’è niente di peggio che assaggiare un piatto di pasta nei cosiddetti “acchiappaturisti”, dove i prezzi per un piatto di pasta sono alti e spesso ingiustificati per la qualità delle materie prime.
Al contrario, è proprio lontano dalle vie dello shopping e dal Centro storico che proteste sorprendervi. Certo, ci sono roccaforti della cucina anche nelle centralissime Trastevere come l’Osteria Sora Lella o da Angelina al Testaccio, ma le chicche più deliziose sono in periferia, dove le buone maniere lasciano il tempo ai modi goliardici, alla battuta di spirito e ai sapori decisi. Si pensi a Certosa, ma anche alla Garbatella, tanto apprezzata anche da chi viene da fuori la Capitale.
Qui una carbonara, anziché costare dai 14 ai 16 euro (a volte con punte di 20), la pagherete tra i 10 e 12 euro. Ammesso che vogliano servirla perché, a dirla tutta, la carbonara vanta origini umili, ma anticamente non romane.
La carbonara è un piatto romano?
Ebbene sì, avete capito bene. Durante la Seconda Guerra Mondiale i soldati americani ebbero modo di conoscere e apprezzare un piatto di pasta a base di uova e cacio, cioè il formaggio pecorino. Si trattava della famosa ricetta abruzzese “cacio e ova”, a cui poi fu aggiunto il guanciale. Si pensa che furono gli americani, visto l’abbondante utilizzo del bacon importato negli Usa, a voler aggiungere la pancetta, anche se la versione più accreditata è che furono gli spessi carbonai (carbonari in romanesco) a suggerire l’aggiunta di guanciale, proveniente dal territorio aquilano.
Quindi, se voleste provare dopo questa rivelazione un piatto di carbonara a Roma, sappiate che state assaggiando una prelibatezza di adozione, ormai immancabile nella cucina romana. Per quanto le materie prime dettino sempre la qualità del piatto, potrete assaggiare una dignitosa carbonara a Roma per 12 euro di media circa: diffidate da chi la spaccia per oro. E’ un piatto squisito, ma di tradizioni pastorali.