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Intascano oltre 3 milioni con il reddito di cittadinanza, denunciati più di 500 stranieri

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Bloccata l’erogazione di altri due milioni di euro. Le indagini sono state effettuate dalla Guardia di Finanza. Tra i 500 denunciati, oltre la metà non era in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, condizione necessaria per poter richiedere il sussidio economico.

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Truffa con il reddito di cittadinanza – Ilcorrieredellacittà.com

 

L’indebita percezione del reddito di cittadinanza è andata avanti dal 2019 al 2023.

Maxi truffa con il reddito di cittadinanza: denunciati oltre 500 stranieri

Avrebbero presentato delle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) non veritiere con cui attestavano – in maniera fittizia – il  possesso dei requisiti patrimoniali, reddituali, soggettivi e anagrafici, o avrebbero omesso di comunicare delle rilevanti variazioni ai fini della cessazione dell’elargizione. È la maxi truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Varese, che ha denunciato oltre 500 cittadini stranieri. Tra i 500 denunciati, oltre la metà non era in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, condizione necessaria per poter richiedere il sussidio economico. 

La somma indebitamente erogata dall’Inps è di circa tre milioni di euro, mentre la chiusura delle indagini ha bloccato l’erogazione di ulteriori due milioni di euro. 

La truffa del reddito a Napoli

Lo scorso febbraio un’altra maxi truffa – con un modus operandi molto simile a quello utilizzato nel Varesotto – era stata scoperta a Napoli. In quel caso, gli agenti delle Fiamme Gialle hanno scoperto l’indebita percezione del reddito di cittadinanza da parte di 285 stranieri, che avrebbero truffato l’Istituto nazionale di Previdenza sociale per oltre 2,3 milioni di euro. I beneficiari del sussidio economico, oggi sostituito dal reddito di inclusione, dichiaravano di risiedere in Italia da almeno 10 anni, e poi utilizzavano le carte prepagate per acquistare cibo e altri beni di prima necessità, per poi farsi restituire quanto speso con denaro in contante. Ai truffatori spettava circa il 15 per cento del totale delle quote. 

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