Chiara Ferragni, detto fatto. I ricorsi al Tar sono stati depositati come preannunciato, l’imprenditrice impugna le sentenze dell’Antitrust.
Chiara Ferragni prosegue la sua strategia di difesa, mentre deve difendersi dagli attacchi mediatici e non. La diatriba legale del pandoro gate va avanti e lei non solo impugna la sentenza dell’Antitrust, ma espone un formale ricorso al Tar. Anzi, due, come aveva anticipato appena divampato lo scandalo.
La sanzione prevista, al momento, con l’accusa di pratica commerciale scorretta, è pari a un milione di euro. Stessa somma che lei ha dato in beneficenza – attraverso una successiva donazione – all’ospedale Regina Margherita di Torino una volta scoppiato il caso della beneficenza alterata.
Chiara Ferragni formalizza il ricorso al Tar
La Giustizia, tuttavia, non si ferma. Non basta il pentimento social per archiviare un faldone e, sulla vicenda, ce ne sono diversi. Tutti aperti. Per questo lei ritiene di dover prendere in mano la situazione: “La sanzione di un milione di euro è ingiusta”, ha detto. Qualora dovesse perdere il ricorso pagherà il provvedimento.
Altrimenti darà la parte che resta della somma, se dovesse sborsare una quantità di denaro minore, in beneficenza. Ne fa una questione di principio. Non sono i soldi il problema, almeno per lei. Secondo le autorità – in primis la Procura di Milano – il punto sono proprio i movimenti economici in capo alle società di Ferragni.
“Sentenza dell’Antitrust ingiusta”
Occorre determinare se dietro ciascuna operazione c’è il cosiddetto “sistema Ferragni”, ovvero un modus operandi che si ripete di volta in volta per attivare uno scambio commerciale alterato. La situazione è piuttosto importante. Infatti si parla di truffa aggravata. La donna è iscritta nel registro degli indagati.
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Nel frattempo gli avvocati serviranno anche per gestire la questione relativa al matrimonio con il cantautore Federico Lucia, in arte Fedez. Le due vicende sono separate, ma complementari. La Ferragni sta vivendo una vera e propria rivoluzione che passa (anche) dai tribunali.