Jo Squillo derubata nella Capitale. Assalto al van dove si trovava, derubati vestiti e gioielli: il racconto drammatico della cantautrice.
Jo Squillo non trattiene l’amarezza e si sfoga sui social. La cantautrice racconta della pessima serata che ha vissuto nei pressi di un noto ristorante della Capitale vicino agli studi Rai della Dear. Non c’entrano le portate e nemmeno la scelta del menù, la colpa è di alcuni ladri che hanno avuto la meglio sull’artista.
Un colpo studiato che ha portato alla luce effettive mancanze nella gestione e nel controllo. La dinamica del furto sembra essere chiara: avevano (perchè si tratta di più di una persona) seguito il furgone della cantautrice da parecchio tempo. Alla prima occasione hanno agito. L’attesa prima che lei entrasse nel locale, poi l’avvicinamento furtivo e infine la distruzione: vetri, sportelli e valigie. Hanno portato via tutto.
Jo Squillo derubata a Talenti
Non è rimasto niente, anche progetti di lavoro che aveva conservato. Non c’è traccia di nulla. “Sto bene, nonostante tutto” – dice sui social – ma è ovvio che non è così. Il contraccolpo è stato forte, in special modo perchè Jo Squillo si sentiva protetta. Senza rendersi conto che, a quell’ora, più o meno le 20.30 spesso a vincere è la fragilità.
Causa fame e relax che deve subentrare necessariamente dopo una giornata di lavoro. La donna aveva, comprensibilmente, abbassato la guardia. Jo Squillo era ospite del programma di Caterina Balivo – “La volta buona” – per commentare il Festival. L’artista, infatti, è stata in loco tutta la scorsa settimana.
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Il video social
Tornata nella Capitale, il suo compito era quello di tirare le somme. Analizzare pro e contro di una manifestazione che ha attirato e continua ad attirare molti. Questo significa anche stare in posti particolari e mangiare dove capita. Il video che ha pubblicato su Instagram la donna spiega come sia avvenuto tutto in pochi attimi e in zona Talenti abbiano agito con il favore dell’oscurità. Una nota stonata nella settimana sanremese, il cui epilogo poteva essere migliore, ma quello che doveva ricordare – per sua stessa ammissione – non lo portava in valigia. Resta l’amarezza, ma non la rassegnazione.