Il vandalismo dilagante delle baby-gang si concentra soprattutto ai danni dei conducenti Atac sui mezzi pubblici, privi di tutele e vittime di continue aggressioni giovanili.
Minacce e sputi a un autista Atac a Fiumicino. È regime di terrore per gli autisti dei mezzi pubblici, ormai vittime prescelte di baby gang e vandali. Presi di mira di continuo a Roma, come successo nel weekend a piazza Venezia, così come nel resto della Regione. Nelle ultime ore si è consumata l’ennesima aggressione a bordo di un bus a Fiumicino, con un autista minacciato da un gruppo di giovanissimi. È la cartolina che arriva sulle condizioni di viaggio nel trasporto pubblico a cui tanto i dipendenti Atac, così come quelli Tpl, sono esposti quotidianamente: a rischio la loro incolumità mentre prestano servizio, senza avere sufficienti tutele.
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Stando al racconto del dipendente Atac, un gruppo di adolescenti sarebbe salito indisturbato sabato scorso al capolinea della fermata del bus in via Foce Micina, a Fiumicino. Hanno rifiutato di pagare il biglietto e istigato il personale alla guida della linea 9. Da lì la situazione sarebbe degenerata, con minacce e sputi del gruppo all’autista. Una scena vista già troppe volte, ma che ha superato il limite: a causa dei toni e dell’escalation di tensione, l’uomo avrebbe avuto anche un malore. I sanitari del 118, giunti sul posto, avrebbero certificato che a causa del forte stato di agitazione, l’uomo non era più in grado dopo l’accaduto di prestare servizio. In questo modo, però, è stato penalizzato anche il trasporto pubblico. Come raccontato da Saverio Schergna, delegato del sindacato Usb, al Messaggero, dopo il malore del conducente linea 9 è stata esercitata con una sola vettura fino al termine del servizio, in questo modo “Ha perso 6 corse danneggiando gli utenti diretti o provenienti dai centri commerciali”.
A destare preoccupazione è soprattutto il silenzio delle istituzioni e delle forze dell’ordine verso un fenomeno crescente e dilagante, vuoi per mancanza di personale che possa arginare la situazione, vuoi perché le condizioni in cui lavora il personale del trasporto pubblico sono sottostimate rispetto alla gravità del problema. “Abbiamo invitato, attraverso il contatto con il 112, la polizia di Stato a intervenire ma questo nostro grido d’allarme non è stato purtroppo recepito”, prosegue Schergna. Al capolinea non si sarebbe presentato nessuno a prestare soccorso, a parte il personale medico del 118. L’unico modo per raffreddare gli animi, secondo Schergna, sarebbe stata la presenza sul posto di un delegato del comune ai trasporti, restando poi a bordo durante la corsa per garantire sicurezza sul mezzo. Una situazione paradossale per cui i mezzi pubblici, ormai, sono terra di rivendicazioni di bande giovanili e baby gang.