L’ex bonus Renzi è stato confermato anche per il 2024. Non tutti ne potranno però beneficiare: e dato che la scelta spetta al lavoratore (in questo caso dipendente) è bene chiarirne i requisiti. Anche perché qualora non spettante dovrà poi essere restituito.
Novità importanti per tutti i lavoratori. Anche quest’anno, quale strumento di sostegno ai redditi più bassi, sarà corrisposto in busta paga a chi ne ha diritto il cosiddetto e ormai conosciuto da tutti come (ex) bonus Renzi. Si tratta di quello che oggi viene chiamato “trattamento integrativo” ma che, di fatto, rappresenta l’evoluzione avvenuta nel tempo proprio di quel provvedimento varato dall’allora leader del Partito Democratico, rimodulato e modificato: ovvero i famosi 80 euro, che oggi in realtà sono qualcosa in più. Ma a chi spetta in busta paga? A quanto ammonta? Cosa succede se si percepisce senza averne diritto? Cerchiamo di rispondere a tutte queste domande.
Cos’è il trattamento integrativo 2024: a chi spetta
La definizione corrente completa dell’ex bonus Renzi è quella, come in parte già accennato, di “trattamento integrativo L.21/2020”, facendo riferimento alla legge che lo ha modificato. La dicitura corrisponde esattamente anche alla voce presente in busta paga per chi lo percepirà nel corso del 2024. Si tratta di un incremento della paga mensile pensato per aiutare i redditi più bassi e non riguarda soltanto i lavoratori dipendenti.
Chi può richiedere l’ex bonus Renzi 2024
- Spetta anche alle seguenti categorie:
- Lavoratori in cassa integrazione
- Soci di cooperative
- Collaboratori con un contratto di co.co.co (ma anche a progetto)
- Stagisti
- Tirocinanti
- Disoccupati in NASPI o Dis Coll
- Lavoratrici in congedo per maternità
- Lavoratori in congedo causa paternità
- Sacerdoti
- Soggetti impegnati in lavori socialmente utili
- Percettori di borsa di studio
- Percettori assegno/premio studio
A quanto ammonta il trattamento integrativo 2024: importo
C’è poi una terza definizione con cui è conosciuto questo provvedimento che ne svela di fatto anche il suo ammontare: ovvero “bonus 100 euro”. Questa infatti la cifra indicativa – mensile – che spetterà a tutti coloro che rientreranno nei parametri stabiliti dalla legge. Ma quali sono? E quali modifiche ci sono state rispetto allo scorso anno?
Bonus 100 euro 2024: i requisiti
Bisogna infatti prestare attenzione alle modifiche che subentreranno da quest’anno. Sì perché i parametri per rientrare nel trattamento integrativo, un po’ come accaduto per il bonus sociale gas e luce, sono stati rivisti al ribasso. In particolare nel 2024 il bonus 100 euro spetterà soltanto ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 15mila euro ma solo se l’imposta supera la detrazione per lavoro dipendente. Il bonus infatti, pur venendo corrisposto mensilmente è calcolato su base annua: è il risultato di fatto della divisione tra la cifra stabilita di 1.200 euro per 365 giorni, da moltiplicare poi per i giorni di detrazione per lavoro dipendente che spettano ciascun mese ai lavoratori.
Come richiederlo e come ottenerlo col 730
Al lavoratore spetta dunque la decisione se usufruire o meno dell’ex bonus Renzi. Si tratta di una decisione particolarmente importante perché, in una delle tante “storture” della nostra burocrazia, qualora si dovesse percepire in assenza dei requisiti di legge, dovrà essere poi restituito. Trattandosi quindi di una scelta delicata è bene rivolgersi al proprio consulente di fiducia o ad un CAF specializzato in materia: così capiremo, sulla base della nostra busta paga, come muoverci e, soprattutto, comprendere se possiamo rientrare o meno nella platea dei percettori del bonus 100 euro.
Rinuncia e poi (eventualmente) incasso col 730
Ma c’è dell’altro. Una delle possibilità per i lavoratori, c’è da dire, è anche quella di rinunciare al trattamento integrativo in busta paga e riceverlo in seguito, ma solo se effettivamente spettante (così non si correrà il rischio di doverlo dare indietro). Come fare? In questo caso sarà in sede di dichiarazione dei redditi (730) che il lavoratore riceverà comunque il bonus “a saldo” qualora rientrante tra i beneficiari. La rinuncia in busta paga dunque non equivale alla perdita del bonus che verrà comunque erogato anche se non subito come visto.