Protesta autotrasportatori e agricoltori. In 20mila al Circo Massimo attesi per il prossimo 15 febbraio: cosa chiedono i manifestanti.
Gli agricoltori continuano a mobilitarsi: non si arrende il Cra, il Comitato Agricoltori Traditi prosegue la sua protesta, ma non è l’unica sigla attiva in questa mobilitazione generale. Il loro rappresentante – Calvani – dichiara che la protesta non si fermerà: il primo atto di un piano ancora più grande comincerà il prossimo 15 febbraio a Roma, quando al Circo Massimo dovrebbero essere presenti ventimila persone (anche qualcosa di più) con 15 mezzi di riferimento scortati dalle Forze dell’Ordine.
È stata definita la “rivoluzione col trattore”, ma di preciso gli agricoltori sono in piazza per chiedere un tavolo tecnico con le istituzioni. La risposta del Governo dovrà arrivare, anche se in molti chiedono le dimissioni del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida. In questo clima di tensione, le rappresentanze sindacali di categoria chiedono un tavolo programmatico con le autorità in cui esporranno 10 punti.
Gli agricoltori in piazza
La protesta si fermerà soltanto con l’attuazione degli stessi. O quantomeno attraverso una trattativa ben precisa che miri al riscatto agricolo in primis, con la riprogrammazione del Grean Deal fino alla rimodulazione delle importazioni di prodotti agricoli da Paesi che non hanno le stesse regole italiane in termini di coltivazione. Altrimenti è “concorrenza sleale”.
Questo ha detto Calvani a La7. A Roma ci sarà un primo acceso confronto di piazza che mira anche a spazzare via le divisioni: ci sarebbe infatti una faida interna con altre sigle che difendono i diritti dell’agricoltura. Questo e molto altro anche in funzione del possibile avvento dei cibi sintetici.
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Maggiori certezze dalle istituzioni
Una sequela di necessità che dovranno trovare collocazione. La manifestazione è stata autorizzata, ma sarà solo un primo passo verso qualcosa di più concreto e in espansione. Gli agricoltori vogliono maggiori certezze e un segnale tangibile dalle istituzioni: quel cambio di passo che, in materia agricola, non sembra essere ancora arrivato.