Il piacere della tavola prevede che oltre all’abbondanza di cibo non scarseggi il vino. Quest’ultimo è un elemento immancabile in quanto, nel tempo, gli è stata attribuita la capacità di regalare ai commensali gioia, desiderio di aggregazione e di divertimento. Tutto grazie al fatto che per molti si tratta di una bevanda che elimina i freni inibitori, consentendo la libera espressione di pensieri o, più semplicemente, di allegria, senza pregiudizi, superando i tabù.
L’usanza di mettere a tavola un decanter di buon vino è antica. Bisogna tornare indietro nel tempo, agli antichi romani, per risalire all’abitudine di consumare vino nel corso dei pasti. E l’importanza che ricopriva è testimoniata dal fatto che il vino veniva celebrato anche attraverso una divinità a lui dedicata: Bacco. Per quanto bisogna tenere a mente che, da risultati di studiosi, è emerso che era il frutto di un procedimento di produzione era assai diverso da quello attuale.
Il procedimento di realizzazione del vino nell’Antica Roma
L’uva veniva premuta delicatamente e riposta in contenitori di argilla, spesso parzialmente sotterrato al fine di preservarne il contenuto. I recipienti utilizzati per raccogliere la bevanda erano le cosiddette ‘dolie’ che interrate e chiuse con la pece avevano la capacità di conservare termicamente il mosto. Anche se trattandosi di vasi di argilla, quindi porosi, permettevano al vino di entrare in contatto con i minerali dei quali la dolia era composta che, d’altro canto permetteva anche l’ossigenazione del vino. Questo ne influenzava il gusto.
Quale sapore aveva il vino degli antichi romani
Infatti, questo procedimento, dava al vino un sapore assai particolare, anche aromatico, con una sorta di retrogusto piccante, che lo rendeva esclusivo. Proprio in relazione a questo iter sono stati fatti degli studi sia da parte dell’Università di Cambridge, i cui risultati sono stati pubblicati su una rivista specializzata; non di meno dall’archeologo Dimitri Van Limberg dell’Università di Grand in Belgio che ha scritto un libro in merito. I risultati hanno portato a evidenziare che il procedimento utilizzato dai romani conferiva al vino non solo un sapore ‘leggermente piccante’, ma anche ‘ aromi di pane tostato, mele, noci tostate e tè verde’.
Per meglio comprendere quale fosse il vino consumato dai romani gli studiosi hanno cercato anche di riprodurre il processo di vinificazione, riproponendo tutte le condizioni alle quali i romani sottoponevano il mosto, per verificare quale fosse il risultato finale e poter ottenere un reale termine di paragone con il vino prodotto oggigiorno.