Arrestate tre persone per omicidio aggravato ai danni del 33enne, ucciso a marzo 2023. Per due di loro c’è anche l’accusa di detenzione illegale di un’arma da fuoco, mai denunciata.
Da Ponte Mammolo orchestrava spedizioni punitive ed esecuzioni come un boss d’altri tempi, a mo’ di Gomorra. Manuel Djema Saleh sarebbe l’esecutore materiale dell’omicidio di Mihai Stefan Roman. Il suo non è un nome qualunque perché a marzo 2023, a causa di un pestaggio che ha coinvolto le famiglie dei due, è sfociata una vera e propria faida tra le strade di Casal de’ Pazzi, nel quadrante Est di Roma. Da un lato, il clan rom di Saleh, dall’altro un 33enne, impiegato presso una ditta edile romana e finito nel mirino della criminalità. Da anni cercava di tirarsi fuori dai brutti giri Roman, che alle spalle aveva precedenti per reati contro il patrimonio, piccoli furti.
La sera dell’8 marzo 2023 stava rincasando con una torta per la moglie, quando è stato freddato con due colpi di Glock 9×21 alla schiena in via Selmi, davanti a un minimarket di Rebibbia. A sparare due assassini in motocicletta, reclutati con uno scopo preciso: un regolamento dei conti. “Ha fatto finire mio fratello in carcere e ha pagato”, avrebbe commentato Saleh, 27 anni, come riportato da Il Messaggero.
Arrestati gli assassini di Mihai Stefan Roman: accusati di omicidio aggravato
Mihai Stefan Roman era un padre presente, talmente dedito alla cura dei suoi bambini, che un giorno aveva dovuto sedare un litigio tra uno di loro e il figlio di uno dei rom. Nel tentativo di distanziarli, aveva accidentalmente colpito il ragazzino, gettando su tutte le furie la famiglia di origine. Da qui ha avuto inizio una faida famigliare, che vedrà Roman ben presto vittima di un accanimento del clan.
L’uomo sarebbe stato pestato a giugno del 2022 dai rom di Ponte Mammolo. Un regolamento dei conti che però decise di non lasciare impunito, recandosi a sporgere denuncia presso le forze dell’ordine. È una provocazione che Manuel Djema Saleh ha deciso di far pagare, organizzando un’esecuzione per l’operaio 33enne: assolda così due uomini per ucciderlo. Al pilota, a bordo della Yamaha R6 nera, andranno 5mila euro, allo specchiettista, incaricato di riconoscere l’obiettivo da uccidere, 500 euro.
I tre sono stati arrestati la mattina del 6 febbraio dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Montesacro coordinati dalla Procura, che hanno ricostruito minuziosamente ruoli e piano omicidiario. Sono accusati di “omicidio aggravato”, per due di loro si aggiunge però anche il reato di detenzione illegale, in concorso tra loro, senza averne fatto denuncia all’autorità di Pubblica Sicurezza, e portato in luogo pubblico un’arma da sparo.
La pistola che era stata usata per l’omicidio infatti, su ordine di Manuel, era stata portata da un romeno di 30anni presso un laboratorio clandestino di armi modificate ad Ardea. Nel telefono del soggetto, fermato ad aprile dai carabineri, vi sarebbe stata anche la foto del volto tumefatto di Mihai, inviata dallo stesso Manuel. I due indizi hanno permesso ai militari di ricollegare gli episodi in modo consequenziale.