Detti popolari e scienza non sempre vanno a braccetto. Capita infatti a volte che certe espressioni popolari vengano smentite dai “fatti”: ma è questo il caso dei famosissimi ‘giorni della merla’ di cui tanto si sente parlare in questi giorni? Cerchiamo di saperne di più con questo articolo.
Ci sono espressioni ricorrenti nel nostro linguaggio che spesso pronunciamo magari senza dargli troppo peso. Ignorandone magari l’origine, oppure il vero significato. Scene di vita quotidiana, il meteo, oppure aspetti che riguardano la scaramanzia. Sono i classici proverbi “dei nonni”, tramandati di generazione in generazione. In alcuni, c’è da dire, si nasconde un fondo di verità in altri meno. Ma in ogni caso rappresentano aspetti culturali che vale sempre la pena conservare come patrimonio culturale del nostro paese.
Detti popolari famosi sul meteo: cosa c’è di vero?
In tema di meteo, una delle frasi più famose che praticamente tutti impariamo a conoscere fin dal mattino è l’espressione “rosso di sera bel tempo si spera“. E’ solo un proverbio o è basata su fatti scientifici? Ebbene, mai come in questo caso la tradizione popolare si rivela corretta. Sì perché, è stato dimostrato, che effettivamente un colore rossastro nelle ore pomeridiane, cioè quelle prossime al tramonto, significa una giornata di bel tempo l’indomani.
Ci dice la scienza: il vapore acqueo è in grado di assorbire tale colorazione e se dunque durante il “tragitto” i raggi del sole ne incontrano molto il cielo non assumerà le tonalità di rosso. Di conseguenza potrebbe prevedersi pioggia. Al contrario, se il loro viaggio risulta libero – senza dunque vapore acqueo – la colorazione sarà di quel colore: e il giorno dopo niente ombrelli. Pensate che perfino Gesù pronunciò queste parole: “Quando si fa sera voi dite: farà bel tempo, perché il cielo è rosso acceso“.
I giorni più freddi dell’anno: perché si chiamano “della merla”?
Altrettanto famosa è l’espressione “giorni della merla” che, sulla carta, dovrebbe identificare il periodo più freddo dell’anno. Ma detto popolare e scienza andranno a braccetto come nel precedente caso analizzato? In questo caso potrete rimanere delusi. Andiamo però con ordine. Innanzitutto, con l’espressione i giorni della Merla si vanno ad indentificare gli ultimi giorni del mese di gennaio, in particolare gli ultimi tre: e quindi 29,30 e 31.
Smentita la tradizione popolare ma…
Secondo la tradizione questi tre giorni dovrebbero essere per l’appunto i più freddi dell’anno. La merla annuncerebbe così l’arrivo in anticipo o in ritardo della primavera a seconda delle temperature registrate; in realtà recenti statistiche meteorologiche dimostrerebbero invece un rialzo della colonnina di mercurio dalla seconda metà di gennaio in poi. E anche a gennaio 2024 tale trend sembrerebbe essere confermato. Detto popolare sbagliato dunque? Non necessariamente. Sì perché il clima, purtroppo, ha subito stravolgimenti significativi per colpa dell’uomo negli ultimi anni. E dunque, probabilmente, in passato questo detto aveva semplicemente più “senso” di quanto ne possa avere oggi.
Origini del detto: cosa c’entra la merla
Resta da rispondere all’ultima domanda: da dove trae origine questo detto? Il racconto popolare più accreditato rimanda ad un uccellino, una merla chiaramente, che si rifugiò dentro ad un comignolo per ripararsi dal freddo. Di colore bianco, vi entrò a fine gennaio uscendone poi il 1 febbraio, tutta annerita dalla fuliggine. Simile a questo c’è un altro racconto: la merla, sempre color panna, per sfuggire al freddo fece scorte di cibo per resistere ad un gennaio che all’epoca aveva 28 giorni; l’ultimo giorno tuttavia, il mese dispettoso, per non darla vinta alla merla, prese in prestito tre giorni da febbraio rendendoli freddissimi. Ritorna poi, a chiusura della storia, di nuovo il comignolo dove l’uccellino trovò riparo proprio per quei tre giorni. Uscendone nera: e da quel giorno tutti i merli presero quel colore.