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Morlupo, gatto ucciso con i petardi e bruciato vivo: è caccia agli assassini di Roscio

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Lo scorso 15 gennaio a Morlupo, in provincia di Roma, un gatto è stato ucciso dallo scoppio di petardi. E’ caccia ai responsabili dell’atroce gesto.

A rinvenire il cadavere è stata una signora che stava portando a spasso il proprio cane. La donna si è trovata di fronte a una scena agghiacciante: il gatto vicino una busta in plastica verde squagliata dal calore dei petardi e intrisa di pelo rosso bruciato.

Gatto torturato e ucciso con i petardi: orrore a Morlupo

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Un gatto malmenato – ilcorrieredellacitta.com

Gatto ucciso con i petardi a Morlupo, le parole della padrona

Si trattava di un gatto randagio che faceva parte della comunità morlupese. La padrona del felino, che si chiamava ‘Roscio’, era Loretta Marangoni, 85enne che da vent’anni si occupa dei randagi di Morlupo. “Abbiamo subito sporto denuncia ai carabinieri della stazione di Castel Nuovo di Porto – ha raccontato Loretta, come riporta l’edizione online de Il Messaggero – un anno e mezzo fa lo abbiamo trovato dietro al comune dove nelle vicinanze c’è una colonia felina”.

“Aveva un occhio ferito, era magrissimo, lo abbiamo portato dal veterinario, il dottor Falsini, che si è preso cura di lui per due mesi senza pretendere nulla. Roscio era malandato, gli è stato tolto un occhio e dei denti e col tempo si era rimesso in forma, stava bene ed era monitorato da mia nipote Barbara e da Alessia. Appena rimesso in libertà è scappato dentro un bosco lì vicino e dopo un mese è riapparso. Si metteva sempre dietro al giardino vicino la posta di Morlupo. Era in salute e tranquillo non dava fastidio ma era molto schivo, diffidente, non dava confidenza a nessuno e con la fine che ha fatto non posso dargli torto”.

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Un gatto – ilcorrieredellacitta.com

Le parole di Carla Rocchi

“Dopo il caso di Barletta ci troviamo ancora di fronte a un gatto ucciso e torturato con i petardi, un orrore che si ripete e che conferma la spirale di violenza che sta colpendo gli animali in questo momento e che ci preoccupa enormemente – ha spiegato Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa – Abbiamo subito attivato l’ufficio legale Enpa attraverso l’avvocato Claudia Ricci e stiamo cercando di capire se ci sono immagini di telecamere registrate nella zona”.

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