La calca, una famiglia numerosa, e all’improvviso uno dei sette figli che scompare dalla vista. Poi la scioccante constatazione: il bimbo è rimasto sul bus appena ripartito.
Disavventura a Roma, per di più l’ultimo giorno dell’anno, per una famiglia di turisti americani giunti in città per le vacanze di Natale. Una famiglia davvero extra large, come capita sempre più raramente di vedere: ben sette figli al seguito, portati in Italia per ammirare le bellezze della città eterna.
Poi, lo scorso 31 dicembre, accade l’impensabile. Nella confusione del “sali e scendi” nei mezzi pubblici all’improvviso uno dei figli, di appena 8 anni, non è più con il suo papà. Che sprofonda nel panico più totale anche perché non conosce una parola di italiano.
Bimbo resta sul bus Atac a Roma: la storia
Ma la vicenda, precisiamo subito, ha un lieto fine. Ve l’avevamo raccontata in questo articolo, menzionando l’intervento anche dei Carabinieri che avevano provveduto a riconsegnare il piccolo al genitore. Oggi però sono emersi ulteriori particolari, raccontati proprio da Atac.
Ebbene, sono quasi le 9 di mattina dell’ultimo giorno dell’anno quando sale a bordo del bus 30, guidato da Maurizio, un turista americano trafelatissimo. Non conosce una parola d’italiano e si serve del traduttore automatico del suo smartphone per far sapere al conducente che uno dei suoi sette figli, di appena 8 anni, è rimasto a bordo della vettura precedente della stessa linea. Maurizio, a quel punto, contatta immediatamente la centrale operativa Atac.
Il tam tam tra colleghi
Daniele, il collega che ha a bordo il bimbo, viene allertato e subito si mette alla ricerca del piccolo. Lo trova accovacciato su uno dei sedili centrali del bus, spaventato e spaesato, con la testa tra le gambe. Nessuno degli altri passeggeri si è finora accorto di lui. Daniele lo porta con sé in cabina guida e prosegue il viaggio. Cerca di rassicurarlo, gli fa vedere la foto di suo figlio, anche lui di 8 anni come il piccolo turista statunitense. Arrivati al capolinea di Laurentina, sopraggiungono dopo pochi minuti, le pattuglie delle forze dell’ordine e l’altra vettura con a bordo il padre che finalmente può riabbracciare il figlio.
Daniele si avvicina al ragazzino e gli porge il palmo della mano. Il bambino “batte il cinque” sorridendo come mai aveva fatto prima. “Quando si tratta di aiutare persone in difficoltà, gli autisti Atac non si tirano mai indietro”, hanno commentato Daniele e Maurizio, ovvero gli autisti-eroi di questa vicenda. E allora è proprio il caso di dirlo: tutto è bene quel che finisce bene.