Il carcere di Viterbo, il Mammagialla, già tanto attenzionato per aggressioni agli agenti di Polizia penitenziaria, ieri sera è stato teatro di un omicidio. Un giovane detenuto è stato ucciso dal compagno di cella. Il fatto si sarebbe verificato intorno alle 22, ma sulla dinamica dei fatti sono ancora in corso indagini.
La lite sfociata nell’aggressione
Una discussione. Un diverbio probabilmente, come succede spesso, per futili motivi, sarebbe sfociato nell’aggressione mortale. Protagonisti un detenuto straniero e un italiano. È stato quest’ultimo che a causa della lite sembra si sia trovato le mani attorno al collo del suo compagno di cella. Nonostante gli agenti in servizio, quando si sono resi conto di quanto stava succedendo, sono accorsi, per il giovane non c’era già più nulla da fare. Il medico intervenuto ha dovuto constare il decesso per asfissia.
L’USPP Lazio rimarca: ‘Il nostro allarme rimasto inascoltato’
Ora sono in corso le indagini per stabilire quali siano state le cause della feroce aggressione che ha provocato la morte del ragazzo. Al momento nessuna indiscrezione in merito, seppure, sulla vicenda intervengono anche i sindacati con una nota nella quale sottolineano: ‘Purtroppo sono inascoltati i nostri allarmi’.
Il segretario regionale del sindacato pone l’accento sulle carenze nell’istituto penitenziario
È stato l’USPP Lazio, tramite il suo segretario regionale, Daniele Nicastrini, a evidenziare: “Solo lo scorso 13 dicembre, abbiamo rappresentato la gravità in cui versa il carcere di Viterbo all’amministrazione penitenziaria, che servono urgenti misure di supporto ad un servizio che vede una carenza di personale che non permette alcun livello di sorveglianza dei ristretti facendo venire meno anche ogni possibilità d’intervento in casi come purtroppo vede il gravissimo fatto di ieri sera”.
Nicastrini: ‘La situazione è allarmante’
La situazione che si prospetta nelle carceri, secondo il sindacalista “è allarmante. Siamo stanchi, parlo a nome dei miei colleghi che operano all’interno del carcere viterbese, conclude Nicastrini – in un servizio sulla quale per il numero delle unità presenti soprattutto nei turni serali e notturni, una unità per centinaia di detenuti, pone un serio problema che può portare anche alla morte e le responsabilità non sono le nostre”.