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Alessandro Borghi, l’uomo delle icone: da Stefano Cucchi a Rocco Siffredi, ma “sogna” un film su Regeni

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Alessandro Borghi Netflix

Alessandro Borghi dal 6 marzo torna protagonista su Netflix con SuperSex. La serie ispirata alla vita di Siffredi, ma “sogna” Regeni.

Alessandro Borghi torna su Netflix a partire dal 2024. SuperSex è la sua ultima fatica: una serie ispirata al divo del mondo a luci rosse Rocco Siffredi. L’attore è diventato una vera e propria icona in un certo tipo di cinema, per interpretarlo hanno chiamato un collega che nei lungometraggi non è secondo a nessuno. Interpretare Siffredi è una vera e propria impresa, non tanto per quello che deve fare sul set: “Abbiamo avuto difficoltà con alcune location per il tipo di prodotto” – ha raccontato Borghi – riproporre il cinema bollente non deve essere semplice.

SuperSex, però, analizza la vita di Siffredi non solo come personaggio, ma anche come uomo. La famiglia, gli amici, gli affetti. La difficoltà è proprio questa: restituire al pubblico i tormenti di una personalità sulla bocca di tutti, con i traumi che questo comporta. Amano più l’attore o il personaggio? Dilemma questo congeniale a tutti gli artisti, a prescindere da ciò che fanno. Hanno paura che quel che propongono non sia utile e faccia fatica a rimanere impresso in chi guarda. Non è il caso, nella fattispecie, di Alessandro Borghi.

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Un uomo a tutto tondo che ha iniziato con Claudio Caligari, celebre la sua interpretazione – insieme a Luca Marinelli – in “Non essere cattivo”. Poi è passato a Sollima (“Suburra”) e successivamente sono arrivati altri grandi: da Genovese a Ozpetek. Nonostante questo Borghi ha sempre avuto in mente il concetto di attore militante, che è diverso da interprete politicizzato. I suoi film, o più ampiamente i progetti, devono avere un senso: lasciare un contributo. Aprire la mente, smuovere le coscienze. Ci è riuscito ampiamente in “Sulla mia pelle”.

Borghi Netflix
L’attore nei panni del divo a luci rosse (ANSA-IlCorrieredellaCittà.com)

Lavoro in cui ha dovuto interpretare Stefano Cucchi. Anche quel film ha aiutato a fare luce sulla sua vicenda giudiziaria. A tal proposito Borghi ha sempre sostenuto: “Se il cinema può fare qualcosa per attivare l’attenzione su temi sociali importanti, ben venga. Non mi dispiacerebbe, se ce ne fosse bisogno, di fare un film su Regeni”. Insomma Borghi si mette a disposizione. È “l’uomo delle icone”, interpreta sempre personaggi e personalità di una certa rilevanza.

Ora torna per rispolverare alcuni tabù: nel 2024 parlare di luci rosse non dovrebbe essere difficile, ma negli anni del “politically correct” ogni analisi e approfondimento passa al vaglio di una platea sempre più esigente e profondamente severa. Il linguaggio e la resa saranno importanti. Borghi ama le sfide, questa non è diversa dalle precedenti: l’appuntamento è in streaming, aspettando altre novità. Le premesse sono quelle di un nuovo anno (l’ennesimo) sulla cresta dell’onda.

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