Roma ha sempre avuto un rapporto particolare con la morte: una condizione viscerale che sfocia nel tributo, la sepoltura dei sette Re.
Roma e la morte. C’è sempre stato un rapporto di grande rispetto, ma anche profondamente divisivo tra i romani e il trapasso. Ancor più con il trapassato. Nella Roma imperiale si viveva soprattutto il presente, con qualche curiosità sul futuro. Infatti si contattavano spesso una sorta di “santoni” per avere qualche previsione attraverso le interiora degli animali. Meglio conosciuti come aruspici. Figure che si tramandavano dall’epoca etrusca.
Nessuno conosce davvero il futuro, ma all’epoca – tra battaglie e pressioni – era più utile pensare il contrario. Anche per spingere i leader oltre ogni ostacolo. La cultura della conquista ha fatto il suo corso, qualcuno ha pagato anche con la vita. Per questo il rapporto con la morte – in particolare nell’antichità – è molto controverso. Qualcosa da evitare, ma nel momento in cui capita bisogna farci i conti. Allora gli omaggi diventano necessari: chi viene ricordato vive in eterno. Assunto valido ancora oggi, ma ai tempi dell’Impero aveva una credibilità viscerale.
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Roma, tra passato e presente: dove riposano i 7 Re di Roma
Sembrava che si stabilisse quasi un contatto meta terreno tra chi era in terra e chi, purtroppo, non c’era più. Legame non solo rispetto a persone care, c’era addirittura qualcuno che millantava di avere un rapporto extra terreno con i propri nemici. Per questo e anche altro la sepoltura diventa un passaggio importante. Il luogo che anticipa il trapasso. Quindi ogni rito doveva essere speciale. A tal proposito resta lecita la curiosità: i 7 Re di Roma dove sono oggi? La risposta sarebbe fin troppo facile. Nell’alto dei cieli. La situazione è un po’ diversa se pensiamo a dove sono seppelliti.
In cielo risiede, per chi crede, l’anima. Il resto rimane in terra. I corpi degli imperatori, dunque, dove risiedono? Augusto, nello specifico, venne sepolto in un mausoleo a Campo Marzio a Roma, mentre i successori seguirono le orme in maniera diversa. Qualcuno non venne seppellito interamente lì. C’è anche chi ha optato per una sorta di cremazione. Comunque la struttura è ispirata agli egizi: le architetture e alcune decorazioni richiamano Alessandria. Vicino al monumento c’è un grande bosco sacro. Ora completamente diverso, ma all’epoca dell’impero si facevano lunghe passeggiate anche in segno di contemplazione e confronto.
Non resta dunque che far lavorare la memoria. Passato e presente s’intrecciano anche grazie alle tracce che risultano essere senza tempo. I 7 Re di Roma sono a Campo Marzio, con l’illusione che ieri sia uguale a oggi, ma con meno riferimenti e possibilità. La grande incognita, ai tempi dell’Impero, ma anche attualmente, resta il domani. Roma – nell’antichità – cercava risposta nella fede e nella potenza dell’arte. Oggi ci sono ben altre consapevolezze, non sempre facili da rintracciare. Anche per questo la Capitale d’Italia è definita “Città Eterna”: cerca sempre di ingannare il tempo fra certezze, dubbi e mezze verità. Nella speranza che possano illudere chiunque, persino la morte.