Boom di truffe a Latina e Roma. I ristoranti vengono presi di mira con la truffa della sigaretta: cos’è e come funziona. Il metodo.
Una pausa sigaretta può costare più del dovuto. Torna la truffa che sembrava essersi ‘estinta’ più di vent’anni fa. I ristoratori sono sul piede di guerra: il motivo è una sequela di raggiri che avviene nell’arco di poche settimane prima a Minturno e poi a Formia. Tutto a opera di una coppia che, in pieno stile Pulp Fiction, opera in maniera simultanea senza esitazione. Tutto provato e concordato al millimetro. Una vera e propria “danza del raggiro” che culmina con la frode per insolvenza.
Il fine è sempre lo stesso: non pagare il conto. I due “scrocconi” cominciano a fare scuola e a far preoccupare gli esercenti perchè il rischio di emulazione è alto. Cosa succede: la coppia si presenta al ristorante, a cui ha fatto approfonditi sopralluoghi settimane prima, si studia le entrate e le uscite con dovizia. Una volta dentro sceglie un tavolo – evidentemente in una posizione strategica – per poi cominciare la serata o il pranzo a seconda dei casi.
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La truffa torna all’antico: il trucco della sigaretta spiazza i ristoratori
Un pasto completo: primo, secondo, contorno, dolce, caffè, ammazzacaffè e amaro. Tutto sotto gli occhi dei proprietari che devono anche arrendersi a un altro tipo di evidenza e necessità: quella della “pausa sigaretta”. Uno dei due coniugi esce per andare a fumare. Una volta fuori prepara la macchina per uscire. Chi resta dentro, a quel punto, fa finta di ricevere una telefonata. Parla a vuoto, poi posa il telefono e chiede al proprietario della struttura dov’è il bagno.
L’esercente è, quindi, convinto di avere un tavolo in attesa. Dove il marito – verosimilmente – è a fumare e la moglie in bagno. La realtà è ben altra: ovvero il marito fuma (eventualmente) in macchina con il motore acceso e la moglie non va in bagno ma raggiunge un’uscita secondaria per poi ricongiungersi con il marito in macchina e tentare la fuga. Naturalmente i ruoli possono essere invertiti. Non c’è un copione fisso, a restare uguale è la sostanza. Truffa avvenuta e nessuno paga il conto. Il consiglio delle forze dell’ordine è sempre lo stesso: chiamarle e sporgere querela nel momento in cui chiunque dovesse allontanarsi.
Qualora uno dovesse tornare per pagare il conto, la colpevolezza è da considerarsi estinta senza conseguenze. Quindi una chiamata, in tali situazioni, non è procurato allarme. Semmai rappresenta l’unico modo per essere tutelati, dato che gli esercenti non possono trattenere fisicamente un cliente nel locale. Motivo per cui questo tipo di truffe sta tornando protagonista nel mare magnum del raggiro. Aggiungi un posto a tavola, ma solo se può pagare.