Thasup ancora ricoverato in ospedale. Il noto rapper e produttore musicale sta combattendo contro gli attacchi d’ansia: come sta.
ThaSupreme, dal paradiso all’inferno: il celebre rapper e produttore discografico di Fiumicino, al secolo Davide Mattei, è uno dei più promettenti esponenti del suo genere. I fan si moltiplicano per lui e anche esponenti di un certo calibro a livello musicale non vedono l’ora di lavorare con il noto artista. Tutto bene, copie vendute al massimo, singoli sfornati con una certa facilità e profondità. Lavori che hanno fatto (e continuano a fare) la differenza sulla scena. Poi la discesa “agli inferi”.
Settembre scorso, il successo diventa una prigione: gli attacchi d’ansia lo divorano. Inizia il percorso che lo stesso artista paragona a una Via Crucis. Avanti e indietro dall’ospedale per capire cosa potesse avere: la risposta è sempre stata soltanto una. L’ansia. Attacchi di panico difficili da fronteggiare che lo hanno portato a rivedere la propria agenda. Una degenza lunga mesi che ha visto l’artista ricalibrare anche determinate priorità sul piano artistico: questo gli ha portato, inevitabilmente, un blocco creativo e determinate domande a cui rispondere. I quesiti cominciano a farseli anche i fan che, su Instagram, gli chiedono costantemente cosa abbia.
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ThaSupreme in ospedale: come sta Davide Mattei
Il produttore non si sottrae: “Me lo domandate tutti – risponde – la verità è che l’ansia è difficile da gestire, mi sta togliendo qualche anno di vita”. Poi la rassicurazione sul futuro: “Spero di riuscire a gestirla e tornare a fare presto ciò che amo”. Una speranza prima e una possibilità poi, ma gli indizi social non si fermano. Recentemente era stato visto con un microfono e un computer: “Sto cucinando trap anche dall’ospedale”, scriveva.
L’ultimo lavoro di Mattei è stato proprio “6itch 2”: un componimento dedicato all’ex ragazza che avrebbe messo fine alla storia con il cantautore e produttore musicale proprio durante la degenza. Punto e a capo che potrebbe servire da stimolo ulteriore per tornare a vedere la luce – anche dal punto di vista professionale – che sembra non scorgere più. Il (nuovo) ricovero, tuttavia, ha scombinato i piani ancora una volta: bisogna capire fino a che punto.
