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Tassa di soggiorno a Roma, il Comune chiede indietro agli alberghi 50 milioni

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Il Comune batte cassa con albergatori e proprietari di B&b. All’attenzione dei gestori delle strutture ricettive c’è un conto da saldare, salatissimo. Tra il 2021 e 2022 si contano almeno 50 milioni di tasse di soggiorno non pagate. Almeno l’85% delle strutture alberghiere ed extralberghiere a Roma ha ricevuto tra il 31 ottobre e il 1 novembre 2023 una cartella per pagamenti morosi.

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Le cifre vanno da poche decine di euro a migliaia di debiti da versare alle casse capitoline. A segnalarle è stata la stessa amministrazione capitolina che ha confrontato i numeri comunicati da alberghi e B&b della Capitale con quelli presenti nella banca dati Siatel dell’Agenzia delle Entrate.

Insieme all Questura, il Campidoglio ha avviato perciò dei controlli incrociati per prevenire fenomeni di abusivismo, sollecitando le strutture morose e chiedendo che fossero saldate le tasse di soggiorno. A Roma oggi si aggirano sui 10 euro, ma con la Legge di Bilancio introdotta dal Governo Meloni, nel 2025 i Comuni potranno innalzare il tetto massimo fino a 12 euro.

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Se parte del fenomeno dipende dalle inadempienze gestionali, una difficoltà che accomuna molti albergatori è la tracciabilità degli ospiti. Come raccontato da Federico Traldi, presidente di Associazione laziale B&B, a Repubblica, per motivi di privacy i gestori non possono conservare i dati dei pernottamenti inviati tramite il servizio alloggiati web.  

È solo una piccola fetta di quei 50milioni che mancano alle casse del Comune di Roma. Nella Capitale si contano infatti 1.100 hotel, 30mila case vacanze e B&b, con oltre 12mila attività abusive su cui in questi giorni stanno scattando i controlli.

Ecco perché, di fronte ai pagamenti arretrati, il Comune sta ora utilizzando il pugno di ferro. Ogni gestore potrà entro 30 giorni dalla comunicazione fare ricorso per dimostrare di essere in regola. In caso contrario, dovrà mettere mano alla cassa con l’amministrazione capitolina.

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