A vuoto anche il quinto tentativo di eleggere il Presidente del Consiglio comunale di Ardea. Il Consigliere anziano Mauro Giordani, seguendo quella che ormai è diventata una prassi consolidata, apre il consiglio comunale per poi uscire dall’aula seguito da tutti i consiglieri di opposizione. Al collega che ne prende il posto non resta che dichiarare sciolta l’assise per mancanza del numero legale necessario ad eleggere il Presidente.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa degli Amici di Grillo Ardea in merito alla mancata elezione – per la quinta volta di seguito – del Presidente del Consiglio Comunale.
“I cittadini attenti alla politica del territorio e, sempre più numerosi, quelli che fino a ieri sembravano distratti, pur consapevoli che la strategia messa in atto dalle opposizioni costringerà ad un nulla di fatto il tentativo di eleggere un nuovo Presidente del Consiglio, accorrono egualmente numerosi come se, in fondo in fondo, sperano, o temono, che qualcosa accada.
Ieri in aula il consiglio era al gran completo o quasi, perché assente era solo un consigliere PD evidentemente convinto che sia più utile impiegare meglio il suo prezioso tempo. Restando irrispettosamente fuori dall’aula durante l’esecuzione dell’inno nazionale, i consiglieri di maggioranza hanno risposto unanimi all’appello.
La cronaca di quanto è accaduto dopo non merita di essere neppure raccontata se non fosse per la misera figura che il Sindaco Luca Di Fiori ha voluto fare rispondendo a Mauro Giordani che aveva definito un “conclave” la riunione fuori dall’aula dei consiglieri di maggioranza; il Sindaco ha pensato fosse utile ricordare ai suoi oppositori ed ai cittadini il vero significato della parola “conclave”: una scena che poteva essere evitata.
Anche se voler leggere tra le righe di quanto sta accadendo presenta il rischio di arrivare a conclusioni errate, una lettura che vada oltre la cruda cronaca dei fatti si impone.
Le opposizioni sembrano aver trovato e messa in atto una granitica strategia che di fatto blocca i lavori del Consiglio. Ci sono in questi giorni passaggi importanti da mettere in atto e delibere da approvare senza le quali questa consiliatura può considerarsi conclusa; una tra tutte l’approvazione del bilancio previsionale. Quanto sta accadendo va speditamente in quella direzione e l’apparente passività della maggioranza, che nulla fa per uscire da questo stallo, desta sospetto e ci autorizza a fare quelle che, speriamo, siano solo illazioni.
La maggioranza attende che accada il miracolo, ossia che uno dei consiglieri di opposizione, al momento del voto, non esca dall’aula consentendo il raggiungimento del numero legale. Il significato di un gesto come questo, per quanto esecrabile ed imperdonabile, sarebbe giustificato proprio da quel bene supremo che i cittadini attendono costituito dalla necessità istituzionale di fare opere ed erogare servizi indispensabili. Una giustificazione che non reggerebbe, questo è ovvio, perché al punto in cui siamo la cosa migliore che ci possa accadere è proprio tornare al voto ad ottobre in concomitanza con il referendum confermativo della riforma costituzionale.
Evidentemente un soggetto giudicato sacrificabile, e non sarebbe la prima volta nella storia di Ardea, potrebbe essere stato individuato, e tanto basta a tenere unita la maggioranza che attende pazientemente il momento in cui sarà ritenuta congrua la loro offerta.
Fu proprio in occasione della prima richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio che i consiglieri geometri che vi apposero la loro firma svelarono le reali intenzioni: anziché accelerare sulle questioni veramente urgenti e indispensabili al proseguimento della consiliatura, chiesero di portare in discussione la realizzazione di opere per un valore di decine e decine di milioni di Euro. Quale era l’urgenza? Lo immaginino i lettori.
Ecco dunque la facile illazione che deriva da questo ragionamento: la maggioranza ha messo sul tavolo una ricca torta e ne offre una fetta alle opposizioni in attesa che uno o più golosi allunghino le mani. Ben giocata, questa operazione garantirebbe un ricco credito da spendere elettoralmente alle inevitabili elezioni amministrative di primavera 2017.
I tempi stringono. Tra un mese circa il prefetto, come è ormai consuetudine, imporrà il suo ultimatum per la presentazione del bilancio e concederà ancora 20 giorni, pena il commissariamento. Le sette settimane che separano da quel momento potrebbero sembrare tante, ma considerate le difficoltà che i tecnici incontreranno nella stesura del bilancio, dovute alla riforma fiscale che ha abrogato la TASI, addivenire ad una conclusione apparentemente soddisfacente per la Corte dei Conti non sarà impresa semplice. E ieri ce lo siamo sentiti ricordare da un consigliere di minoranza. Una voce inattesa e stonata nell’ottica della strategia adottata dalle opposizioni che hanno scelto invece l’assoluto silenzio in aula. Si è trattato di un tentativo di riaprire un dialogo? La subliminale richiesta di ritagliare una fetta più grande? Non ci vogliamo credere neppure ricordando il più famoso degli aforismi di Giulio Andreotti”.