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Roma, muore a 27 anni dopo una cura con i fermenti. Il fidanzato: “Voglio risposte”

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Progettavano un futuro insieme, dei figli, una vacanza tra i fiordi norvegesi. Il sogno di una vita che è sfumato in pochi giorni, senza una motivazione apparente. Una complicazione post-operatoria ha strappato Maria Grazia dalle braccia del compagno Matteo. Lui non si dà pace e a distanza di tre anni chiede giustizia: a gennaio ci sarà un processo penale, oltre a quello civile già in corso, con cui pretende risposte. “Continuo a pensare che mi sia successo qualcosa di inspiegabile” racconta a Repubblica.

Viene operata e muore senza motivo: la storia di Maria Grazia

Maria Grazia e Matteo erano una coppia come tante. Tanti sogni nel cassetto, in primis quello di sposarsi e crearsi una famiglia. Per questo motivo la 27enne originaria di Cava de’ Tirreni si era sottoposta a maggio 2021 a una colonizzazione uterina in un ospedale di Roma. Un intervento che non doveva destare preoccupazione. Eppure, l’operazione ha segnato la sua vita e quella del compagno per sempre.

Il 17 maggio 2021 la giovane si reca alla clinica Santa Famiglia per sottoporsi all’intervento. Si tratta di operazioni di breve durata, massimo 15-20 minuti, in day-surgery. Già poche ore dopo l’intervento, però, qualcosa non va. Maria Grazia avverte forti dolori addominali, le vengono prescritti perciò dei farmaci e dei fermenti lattici per attutire i fastidi.

Non bastano: viene trasferita di lì a poco all’Ospedale San Pietro e poi, in coma, al Gemelli, dove morirà il 24 maggio. Il compagno, Matteo, ancora non se lo spiega a distanza di anni. Una vita spezzata, che oggi avrebbe compiuto 30 anni, a cui si aggiungono anche i tanti ricordi di chi è rimasto a cercare risposte. “Dopo che è morta non sono più riuscito a tornare nella nostra casa, a Selva Candida. Sono tornato a vivere coi miei”, racconta Matteo.

Il matrimonio un mese dopo la morte

Da quel maggio 2021, la vita della coppia è sfumata come una bolla di sapone. Uno spartiacque tragico, a un mese da un lieto evento. “Il mese successivo all’intervento avremmo dovuto firmare in Comune per il matrimonio. Saremmo stati a tutti gli effetti una famiglia da giugno”. Un due che la giovane coppia aveva tentato, con un’operazione banalissima, di allargare, per concepire un figlio. Ora, tra i progetti di Matteo, c’è pretendere giustizia. A gennaio 2024 ci sarà la prima udienza del processo penale, mentre è già in corso quello civile. “Ci sono responsabilità che vanno stabilite: vogliamo chiarezza”. Giustizia per chi chiede solo di andare avanti, nonostante il dolore.

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