Un’operazione che sembrava impossibile è stata invece gestita in via “miracolosa” all’Ospedale San Camillo di Roma. Qui, a luglio 2023, è stato condotto in condizioni gravissime un 26enne originario di Anagni. Il giovane era rimasto vittima di un violento incidente che precludeva apparentemente ogni possibilità di sopravvivenza. A ribaltarne le sorti, invece l’equipe medica del San Camillo, che lo ha sottoposto a un’operazione con un tasso di mortalità al 60%.
“Nel 2022 abbiamo ricevuto al San Camillo 1220 traumi maggiori, di cui circa 200 pazienti soccorsi sulla scena e elitrasportati presso di noi, con esisti straordinari come nel caso di Angelo”, ha commentato Narciso Mostarda, direttore generale del San Camillo.
Paziente in condizioni drammatiche: tentata operazione in extremis per salvargli la vita
Quando Angelo arriva al Pronto Soccorso, le sue condizioni appaiono drammatiche ai sanitari. Riscontrano un’emorragia cerebrale, fratture costali, pneumotorace e anche agli arti inferiori. Il paziente viene sottoposto d’urgenza al drenaggio toracico e a una fase di stabilizzazione ortopedica delle fratture, per poi essere spedito in terapia intensiva. La situazione, come se non bastasse, diventa più complicata. Analizzando la Tac i dottori sospettano ci siano una lesione ancor più grave su cui intervenire, potenzialmente mortale: l’impatto ha provocato infatti nel ragazzo il distacco del bronco principale sinistro dalla trachea.
È a questo punto che i chirurghi toracici Dr. Giuseppe Cardillo e Dr.ssa Sara Ricciardi decidono di intervenire in sala operatoria con una complicatissima ricostruzione delle vie aeree, ricollegando il bronco alla trachea. Sul momento sembra che Angelo sia scampato al pericolo, purtroppo nei giorni successivi però il polmone sinistro tende a richiudersi e anche il destro, interessato dal trauma, peggiora.
Così il 28 luglio, con il supporto dei tecnici della perfusione del gruppo del Dr. Carlo Contento, viene avviata l’ossigenazione extracorporea (Ecmo): una scelta molto rischiosa, ma unica possibilità di sopravvivenza per il 26enne. Per circa una settimana, mentre l’ossigenazione di Angelo è affidata unicamente alle macchine, gli pneumologi del gruppo di endoscopia bronchiale del Dr. Sandro Batzella tentano quotidianamente di “riaprire” il bronco e salvare il 26enne da morte certa.
Rischia di morire sotto ai ferri, giovane salvato con un’operazione miracolosa
Un salvataggio in extremis che va avanti fino al 3 agosto quando, perse le speranze di salvare il polmone sinistro di Angelo, il Dr. Cardillo e la sua equipe eseguono un delicatissimo e complesso intervento di asportazione del polmone. La manovra prevede che il giovane non sia mai staccato dalla macchina per la circolazione extracorporea, portata direttamente in sala operatoria accanto a lui. “Si tratta di una procedura eseguita pochissime volte al mondo e con un tasso di mortalità di oltre il 60%”, spiega Cardillo, direttore della Uoc Chirurgia Toracica, “Se pensiamo che è stato eseguito dopo un precedente evento traumatico di questo livello, possiamo definirlo eccezionale”.
Ed è eccezionale anche la ripresa del 26enne. Otto giorni dopo l’intervento, le condizioni dell’unico polmone di Angelo migliorano significativamente, tanto da permettergli di tornare ad ossigenarsi autonomamente, sebbene connesso alla ventilazione meccanica, dalla quale il ragazzo rimane dipendente per un altro mese. Il 23 settembre, con il recupero della forza muscolare e curate le varie fratture, Angelo lascia la terapia intensiva per essere trasferito in reparto, in attesa dell’inizio del percorso di riabilitazione. “Le condizioni sembravano senza speranza, vederlo risorgere giorno dopo giorno è stata per noi una gioia incredibile”, commenta Cingolani, direttore dell’Unità Shock e Trauma.