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Cannabis light, il Tar: “I prodotti a uso orale con Cbd possono essere venduti”

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I prodotti a base di cannabis light potranno essere commercializzati e consumati liberamente. Via libera perciò alla vendita di Cbd almeno fino a gennaio 2024, quando si terrà l’udienza di merito e sarà emesso il parere definitivo dell’Istituto superiore di sanità sulla sostanza.  A stabilirlo il Tar del Lazio, che oggi in camera di consiglio ha sospeso il decreto del governo Meloni sulla cannabis.

Cosa prevede il decreto del governo Meloni sugli stupefacenti

Il Tar del Lazio ha confermato in seduta odierna, 26 ottobre, di voler bloccare temporaneamente la proposta normativa del governo Meloni che impediva la vendita della cannabis light, tacciando la sostanza come “stupefacente”.

Il decreto prevedeva infatti l’inserimento della Cbd nella tabella che elencava le tipologie di medicinali contenenti stupefacenti. In questo modo, il decreto avrebbe limitato la vendita e il consumo della cannabis. Il tribunale del Lazio ha però sospeso il provvedimento e ammesso l’utilizzo e la vendita della Cbd almeno fino al prossimo pronunciamento, previsto per il 16 gennaio 2024.  L’effetto di questa decisione è che i prodotti orali contenenti cannabis light sono tuttora consentiti.

Accolte le richieste degli Imprenditori Canapa Italia

Tra le motivazioni impugnate, si legge, il tribunale amministrativo sostiene che “la motivazione appare priva della richiesta integrazione istruttoria e non sufficientemente chiara in ordine al dirimente profilo degli ‘accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica’”, accogliendo in questo modo la richiesta di Ici, Imprenditori Canapa Italia, favorevoli ovviamente alla vendita e al consumo di Cbd. Ulteriori valutazioni da parte del Tar del Lazio, visto il tema sentito nel dibattito pubblico, saranno effettuate durante la prima udienza pubblica disponibile, fissata appunto nel 2024.

Cannabis: ”Campidoglio ostacola la campagna di legalizzazione”

Grida di giubilo e vittoria arrivano invece dalle associazioi di categoria, che nei mesi scorsi hanno vissuto limitazioni nella promozione del cannabidiolo. “Il CBD non è una droga. È assurdo ma è stato necessario un Tribunale a doverlo ribadire!”, esulta per esempio Meglio Legale, ma con l’amaro in bocca.”Ormai è un format quello di un governo che produce obbrobri giuridici che poi i tribunali devono fermare. Ci sarebbe di che riderne se non ci fossero di mezzo le persone e le loro vite: in questo caso quelle di migliaia di imprenditori e imprenditrici che investono lavorano e un bel giorno si svegliano e rischiano di perdere tutto per il capriccio di un proibizionista. Se vuole fare qualcosa di utile, questo governo si interroghi su come colpire il narcotraffico e lasci in pace chi lavora”.  Solo poco tempo fa, l’associazione colpì duramente anche l’amministrazione capitolina.

“Il Comune di Roma ha ostacolato la campagna sulla legalizzazione della cannabis. Abbiamo chiesto a dieci città di diffondere la nostra campagna, ma solo Roma ce lo ha negato“, spiegavano in un video diffuso sui social dall’associazione. Per poi aggiungere: “Come è possibile che a Roma non sia possibile parlare di legalizzazione?”.

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