A seguito della pubblicazione sulla nostra testata degli articoli “Testimoni di Geova. La testimonianza choc dell’ex membro del movimento religioso: “Ritorsioni, plagi e abusi sessuali” in data 10 ottobre 2023, e “Testimoni di Geova, la storia di Rebecca e Francesco. “Il loro fanatismo ha reso la nostra infanzia un inferno”, in data 12 ottobre 2023, entrambi a firma di Alberto Salmè, abbiamo ricevuto una richiesta di rettifica ai sensi dell’art. 8 L. 47/1948 sulla stampa, art. 42 L. 416/81 e modifiche da parte dell’Ufficio Stampa della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
Di seguito il testo:
“Ci ha sorpreso vedere pubblicati due articoli fortemente diffamatorio e del tutto privi di fondamento e verità nei riguardi dei Testimoni di Geova che, ricordiamo, sono una confessione religiosa riconosciuta dallo Stato italiano, nonché la seconda religione cristiana per numero di fedeli italiani. Inoltre, ci dispiace che il giornalista non ci abbia contattato per verificare i fatti prima di pubblicare queste gravi accuse contro la nostra minoranza religiosa. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha ripetutamente affermato che l’autore e l’editore di un contenuto mediatico devono accuratamente “verificarlo” prima di pubblicarlo; questo requisito include fornire al soggetto dell’articolo l’opportunità di rispondere prima che le dichiarazioni contestate siano state pubblicate (si veda, ad esempio, Medžlis Islamico Zajednice Brčko e altri c. Bosnia ed Erzegovina [GC], n. 17224/11, §§ 108-109, 115-117, CEDU 2017)”.
“Per rispetto verso la verità dei fatti, i nostri fedeli e i Suoi lettori, le chiediamo di considerare la possibilità di rimuovere gli articoli, stante la loro natura palesemente diffamatoria. Se ciò non fosse accolto, in alternativa le chiediamo ai sensi del già richiamato della legge n. 47/48, che sia pubblicata integralmente, per entrambi gli articoli, la seguente rettifica ai sensi dell’art. 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, così come modificato dall’articolo 42 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni”.
In riferimento agli articoli desideriamo chiarire quanto segue:
- I Testimoni di Geova sono una confessione religiosa riconosciuta dallo Stato italiano. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha descritto più volte i Testimoni di Geova come “religione ben nota” e ha emesso più di 70 sentenze in cui conferma che le loro pratiche religiose sono protette dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
- Contrariamente a quanto affermato nell’articolo, molti importanti studi accademici hanno dimostrato che i Testimoni di Geova “hanno profondo rispetto per la vita e per la dignità umana,”1 dimostrano “un alto livello di integrazione sociale,”2 e “contribuiscono in molti diversi modi alla crescita, coesione e benessere della società” 3
. “Non sono una setta” e i loro insegnamenti sono “caratterizzati da un’ampia libertà di scelta e di decisioni personali.”5 - Le alte corti di molte nazioni, come Belgio, Canada, Inghilterra, Germania, Giappone, Irlanda, Italia, Polonia, Stati Uniti e Sudafrica hanno emesso sentenze concordi sul fatto che la pratica di espulsione adottata dai Testimoni di Geova è perfettamente legale e non incita alla discriminazione.
- La tutela dei minori rappresenta per tutti i Testimoni di Geova una questione della massima rilevanza. I Testimoni di Geova considerano gli abusi sui minori un reato gravissimo e un’azione gravissima e ripugnante anche in senso spirituale. La congregazione quindi non proteggerà nessuno che abbia commesso un tale atroce crimine dalle conseguenze delle proprie azioni. Come confermato nel 2021 dall’Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori (IICSA) nel Regno Unito, riguardante la verifica delle policy adottate da tutte le istituzioni e confessioni religiose del Regno Unito, i Testimoni di Geova seguono un’efficace policy di protezione dei minori. La policy mondiale dei Testimoni di Geova sulla protezione dei minori afferma chiaramente che, se vengono a conoscenza di un’accusa di abuso su un minore, gli anziani della congregazione possono denunciare la cosa alle autorità secolari,
anche se non richiesto dalla Legge, e lo stesso vale nel caso in cui un minore sia in pericolo di abusi, anche se c’è un solo denunciante e nessun’altra prova. Gli anziani della congregazione non interferiscono con le autorità in merito. Per maggiori informazioni, consultare il documento La posizione dei Testimoni di Geova in materia di tutela dei minori in armonia con la Bibbia, su jw.org. - Si noti che è irrilevante che la maggior parte delle espressioni o idee sprezzanti e di odio utilizzate nei vostri articoli siano attribuite agli intervistati. La CEDU ha ripetutamente affermato che una piattaforma mediatica è pienamente responsabile del contenuto del suo sito web, compresi i commenti di terzi. (Delfi AS c. Estonia [GC], n. 64569/09, § 159, CEDU 2015).
- I sociologi della religione mettono in guardia dall’accettare acriticamente le affermazioni degli ex membri di una comunità religiosa. “Accettare che ciò che gli apostati riferiscono sia ‘la verità’ su un nuovo movimento religioso sarebbe come valutare il carattere morale di una persona divorziata sulla base della testimonianza di un ex coniuge arrabbiato, o a basare la percezione di cos’è la Chiesa cattolica sulla sola testimonianza di ex sacerdoti scontenti”, ha osservato il sociologo Massimo Introvigne. (Are Apostates Reliable? 5. Why Some Become Apostates (bitterwinter.org) Come ha dichiarato l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), i media hanno una responsabilità molto importante nel promuovere un’informazione corretta sulle minoranze religiose: “Anche i media, sia pubblici che privati, svolgono un ruolo importante nel formare l’atteggiamento della società nei confronti della diversità religiosa o di credo. Nel rispetto della loro indipendenza e libertà, i media hanno l’obbligo pubblico di fornire informazioni accurate e rappresentazioni corrette delle comunità religiose o di credo. Condividendo narrazioni positive su tutte le comunità religiose o di credo ed evitando stereotipi negativi e discriminatori, i media possono contribuire a un discorso sociale più tollerante”.