Nella sentenza di Appello, arriva una condanna per la morte di Elena Aubry. A venire condannato è stato l’ingenere A.D.C., ovvero il responsabile alla manutenzione stradale del punto dove la centaura perse tragicamente la vita per una caduta dalla motocicletta. La condanna inflitta è di un anno e sei mesi di reclusione, dettata da negligenze che hanno dato vita allo spaventoso incidente e il decesso della giovane.
Arriva la condanna per la morte di Elena Aubry
La sentenza del giudice ha il sapore di condanna verso un sistema che gestisce le strade romane, in una dimensione che ha trovato d’accordo anche la mamma di Elena, la signora Graziella Viviano, ovvero la prima a commentare l’azione della giustizia attraverso i microfoni de La Repubblica. All’epoca dei fatti, l’ingegner A.D.C. era il responsabile della ditta che aveva vinto l’appalto per operare le manutenzioni sulle strade del X Municipio, compresa la via Ostiense.
L’accusa e la condanna dell’ingegnere
L’ingegner A.D.C. era incaricato di sorvegliare i lavori della propria ditta sul territorio lidense, in particolare proprio nel collegamento urbano tra Roma e Ostia rappresentato dalla via Ostiense. Sarà proprio per una sua negligenza che, il 6 maggio 2018, Elena Aubry cadrà fatalmente dalla propria motocicletta per il manto stradale profondamente malandato. Saranno fatali lo sbalzo dalla sella della sua moto e il violento atterraggio sul manto stradale dell’Ostiense.
La tecnologia 3D ha ricostruito l’incidente di Elena
Per dare una perizia senza margine di errore, la Procura di Roma si è affidata alla tecnologia 3D per riprodurre l’incidente occorso a Elena. Grazie all’utilizzo di questi mezzi tecnologici, la pm Laura Condemi è riuscita a ricostruire alla perfezione la tragedia che ha coinvolto la ragazza 26enne, facendogli perdere la vita. Questa tipologia di sistema, non era mai stato utilizzato prima all’interno dei processi giudiziari legati a incidenti stradali.