Martina Scialdone, continua l’inchiesta per far luce sulla morte della 34enne avvocatessa: al centro dell’indagine il compagno 61enne.
Martina Scialdone, le indagini vanno avanti per cercare di dare un contesto e porre fine alla barbarie iniziata nel gennaio scorso quando l’avvocatessa 34enne viene uccisa in Viale Amelia – nei pressi del Tuscolano – poco distante dal ristorante Brado dove avrebbero trascorso la serata prima dell’efferata conclusione, coinvolto in tal senso il compagno della ragazza. C.B. 61 anni che, secondo i PM, non solo sarebbe l’esecutore materiale dell’omicidio ma ci sarebbe un’aggravante dettata dalla premeditazione e dai futili motivi.
L’uomo – secondo le recenti ricostruzioni – avrebbe agito per gelosia perdendo il controllo. Per quanto riguarda la pistola semiautomatica in suo possesso ci sono ancora degli accertamenti da fare perchè sarebbe per uso sportivo, ma c’è dell’altro. Il porto d’armi non sarebbe propriamente regolare. Questo e altri aspetti saranno stabiliti nel corso dei prossimi sviluppi dai PM che vogliono fare ulteriore chiarezza su un quadro che sembra già ben definito.
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Omicidio Scialdone, per i PM c’è premeditazione: le ricostruzioni
Inoltre, andando a ritroso nella vicenda, si aggiungono anche le testimonianze dei presenti al ristorante che avrebbero iniziato a intuire qualcosa. La lite che poi avrebbe portato all’uccisione della giovane sarebbe avvenuta in diversi luoghi, ristorante e qualche bar nelle vicinanze dove i due sarebbero entrati temporaneamente.
Le autorità stanno indagando anche sul fatto relativo alla possibile omissione di soccorso: perchè nessuno è intervenuto se in molti si sarebbero resi conto di quel che stava accadendo? L’omicidio è la punta di un iceberg. La lite era iniziata molto prima e proprio su questo stanno riflettendo gli organi competenti. Chi poteva evitare cosa. Il secondo tempo dell’inchiesta è appena cominciato.