Un interrogatorio fiume quello di Massimo Barberio, il 59enne di Primavalle che ha ucciso l’anziana madre a coltellate il 19 settembre scorso, per poi nasconderne il cadavere dentro un armadio di casa. Altro delitto, stesso quartiere. L’uomo, nel corso di un interrogatorio del 30 settembre scorso presso la Stazione dei carabinieri di Montespaccato, avrebbe rilasciato al Pm delle dichiarazioni choc. Alcuni dettagli non convincono gli inquirenti; ciò che è certo è che per più di dieci giorni il cadavere della madre 88enne è rimasto dentro a un armadio. I vicini, a causa dei cattivi odori che cominciavano a propagarsi nel condominio, avevano preso ad insospettirsi.
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“L’ho messa nei sacchi neri, portata in camera e l’ho chiusa nell’armadio”
Così Barberio nel corso dell’interrogatorio con il Pm Gabriella Fazi, in presenza anche del suo avvocato Giancarlo Rizzo. Repubblica è entrata in possesso dei verbali, nei quali si leggono delle dichiarazioni horror. “Erano le cinque del mattino, mia madre si è alzata, è andata in cucina a preparare il caffè, io ero in dormiveglia, ho sentito che stava là, le ho dato il buongiorno. Ho visto che c’era il coltello e sono partito. Non c’è un motivo per cui l’ho fatto quel giorno. Ho visto il coltello sul bordo del lavabo, lei si è voltata per fare il caffè e io, da dietro, l’ho colpita tre volte, sul lato destro. Lei si è accasciata, aveva gli occhi aperti ed io glieli ho chiusi. Poi sono rimasto lì per un attimo, non sapevo cosa fare, ho cercato di dare una pulita, ho preso i sacchi e utilizzando un tappeto come base l’ho messa dentro un armadio nella sua camera. I giorni trascorsi dopo il fatto sono stati difficili“. Questo il racconto dell’uomo, che lascia pensare al classico raptus irrazionale.
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Il presunto debito con il condominio
I militari, ovviamente, gli chiedono quale sia stato il movente di un gesto tanto atroce. Secondo ciò che dice Barberio alla base dell’omicidio ci sarebbe stato un debito con il condominio, una piccola cifra di due o tremila euro. A fronte della pensione da 700 euro della madre, racconta, la situazione economica sarebbe diventata insostenibile. “L’ho uccisa perché lei non sapeva nulla e non volevo che lo sapesse“. È questo che convince poco chi indaga. Poi, sulle modalità dell’occultamento Barberio dice: “Il fatto è avvenuto il 19 settembre, in cucina, poi l’ho messa in due sacchi neri, l’ho portata nella sua camera da letto e l’ho messa nell’armadio. L’ho adagiata su un tappeto. Dopo due, tre giorni sono cominciati gli odori e quindi, poi ho messo prima la plastica bianca, quella che si usa per riparare. Ho sigillato sia l’armadio che la porta della camera, ho messo tre strati, prima la plastica bianca e poi quella nera, sia sulla porta che sull’armadio, poi ho utilizzato anche del cemento. Il materiale utilizzato l’avevo a casa”.
L’avvocato Rizzo: “Valutiamo possibilità perizia psichiatrica”
“Non so nemmeno io perché ho compiuto questo gesto“, è questo il leitmotiv del suo racconto. “Sono consapevole di non aver risolto nulla. In questi giorni, mi alzavo, uscivo, poi rientravo, ma ad un certo punto ho pensato che non avesse senso tenerla rinchiusa lì. Allora ho deciso di chiamare i carabinieri per farla finita, non aveva senso proseguire“. Nel frattempo il suo avvocato, il penalista Giancarlo Rizzo anticipa che probabilmente chiederà la possibilità di far svolgere accertamenti psichiatrici.