Roma, città di bellezze senza tempo e, anche, di primati millenari. Uno di questi riguarda un “orologio” che si trova a Montecitorio, nel cuore della vita politica del Paese. Più che orologio, in realtà, bisognerebbe parlare di una meridiana, ma all’epoca serviva così come gli attuali orologi a scandire e misurare il tempo. L’orologio di Augusto, conosciuto anche come “meridiana di Augusto”, era in realtà una linea meridiana, la più grande del mondo antico, che si trovava in Campo Marzio, nell’area antistante l’Ara Pacis.
Cos’è e dove si trova l’orologio di Augusto?
L’orologio solare dell’imperatore Augusto, consisteva in una grande piazza lastricata in travertino, a forma di trapezio, sulla cui superficie erano indicate le ore, le stagioni, i mesi e i segni zodiacali in lettere di bronzo dorato. Fu costruito nell’attuale area che va da Palazzo Montecitorio fino alla chiesa di S. Lorenzo in Lucina dove, nei suoi sotterranei, sono visibili alcuni resti.
L’orologio fu costruito nel 10 a.C. come ricorda l’iscrizione posta alla base dell’obelisco di Piazza Montecitorio che originariamente fungeva da gnomone dell’orologio (l’asta che proiettando la sua ombra sulla piazza stabiliva la posizione del sole, ovvero l’ora). Alla base della sua costruzione, c’erano sicuramente ragioni simboliche: serviva a rappresentare, indicando l’equinozio di autunno, un’unione tra impero, natura e divinità.
La posizione dell’orologio era connessa con l’Ara Pacis, verso la quale si proiettava l’ombra dello gnomone nel giorno natale di Augusto (23 settembre, che coincide proprio con l’equinozio). Alcuni scavi hanno riportato alla luce, in una cantina di via di Campo Marzio, parte del pavimento appartenente forse a una successiva fase risalente all’imperatore Domiziano, su cui sono leggibili in greco i nomi di quattro specifici segni zodiacali (Vergine, Leone, Toro e Ariete), l’inizio dell’Estate e l’indicazione che “i venti Etesii si calmano”.
Come fu costruita la meridiana?
Il marchingegno fu fatto edificare anticamente dall’imperatore Augusto servendosi dell’opera di Manlio Matematico. L’erezione dell’orologio combaciava con un decreto del Senato del 13 a.C., volto a celebrare le conquiste della Gallia e della Spagna. L’opera fu conclusa nell’arco di 4-5, intorno al 10 a.C.
Solo la costruzione richiese anni, ma altrettanti ce ne vollero solo per trasportarla fino a destinazione. L’obelisco fu trasportato con grandi difficoltà prima via mare e poi lungo il Tevere in un lungo viaggio durato circa due anni, insieme all’obelisco Flaminio. Sbarcato al Foro Boario, il monolito fu trascinato fino alla sua collocazione nel Campo Marzio per essere rialzato nella posizione prevista.
Plinio il Vecchio ne descrisse il funzionamento in due “loci” della sua monumentale opera. In uno questo “loci” (Plinio il V. N.H. II, 35) egli spiega esattamente che dopo 365 giorni e un quarto la posizione dell’ombra della sfera ritorna nella sua posizione di 4 anni prima: si trattava da parte di Augusto della verifica del ciclo calendariale del calendario giuliano che era stato male applicato dal 44 a.C. in poi fino al 9 a.C., appunto l’anno dell’inaugurazione dell’obelisco, quando le ombre della sfera indicarono che gli anni del ciclo giuliano erano quattro e non tre.
Crollo dell’obelisco, rinvenuto nel XV secolo e ricostruito
Nel Medioevo, si ipotizza probabilmente nel IX secolo, l’obelisco crollò a terra, rompendosi in cinque pezzi. Riscoperto nel XV secolo, fu rialzato durante il pontificato di papa Pio VI, nel 1792, divenendo l’obelisco di Montecitorio. Nel 1979, all’interno di una serie di cantine del Campo Marzio, fu rinvenuto a una profondità di 8 metri un tratto dell’antica pavimentazione della piazza, riportante una linea graduata e iscrizioni in greco riferibili a simboli zodiacali. La linea attualmente presente, di grande precisione, è stata realizzata nel 1998, in occasione del rifacimento della pavimentazione della piazza.