Roma è ricca di frasi idiomatiche e modi di dire. Una delle espressioni più celebri è “Stai a fa er giro de Peppe”: cosa vuol dire.
Roma è conosciuta per il proprio dialetto che trasuda storia e aneddoti. Il romano lo conoscono tutti, ma pochi sanno riproporlo a dovere: non è difficile da parlare, è l’intonazione che conta. Poi ci sono tutta una serie di espressioni idiomatiche che rendono ogni battuta tagliente. Quasi da mozzare il fiato: “Er Macarena” – tra le metafore più usate – sta ad indicare una persona che non paga mai il conto perchè ogni volta che deve cercare il portafoglio fa finta di non trovarlo e riproduce i movimenti del celebre ballo di gruppo. “Gettone” – invece – è colui che porta i capelli con la riga in mezzo.
Esattamente come i gettoni che si usavano anni fa, per andare alle cabine telefoniche (cimeli da museo) o al parco giochi. Questi alcuni esempi di come Roma riesca a sintetizzare qualunque cosa facendone una battuta da ricordare: durante l’addio al calcio di Francesco Totti, uno degli idoli della città, un tifoso ha esposto uno striscione che ha fatto la storia. Altra espressione in cui si racchiude il senso di una filosofia di vita: “Speravo de morì prima”. Letteralmente: “Speravo di morire prima” che vuol dire che il tifoso avrebbe volentieri rinunciato a vivere prima che Totti si ritirasse dal calcio giocato pur di non vederlo andar via.
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“Stai a fa er giro de Peppe: perchè si usa questa espressione
Commentate queste espressioni non hanno lo stesso effetto stilistico e non suscitano egual stupore: il valore aggiunto di queste frasi è l’immediatezza e il dono della sintesi. Ce ne sono a migliaia di riferimenti, uno dei più usati è sicuramente quello che molti sfoggiano quando si tratta di riprendere qualcuno che non riesce a trovare la strada maestra per un appuntamento. In tal caso si è soliti dire: “Ma che stai a fa er giro de Peppe?”.
Chi è Peppe e soprattutto di quale giro si parla. Anche qui, per capirlo fino in fondo, bisogna scomodare la storia. Peppe, nella fattispecie, non è altro che Giuseppe Garibaldi: perchè si tira in ballo un eroe nazionale che ha dato vita all’unità d’Italia? Il motivo è semplice e porta dritti a un evento particolarissimo: il corteo funebre per la morte di Vittorio Emanuele II di Savoia. In quell’occasione, Garibaldi fece un paio di giri per dar modo al popolo di salutare la salma e rendere omaggio alle esequie. Girava intorno alla rotonda del Pantheon – dove i resti di Vittorio Emanuele II di Savoia sono ancora conservati – per far sì che chiunque potesse omaggiare uno dei più grandi capostipiti della nazione.
Insieme, appunto, a Garibaldi. Correva l’anno 1878, era il 9 gennaio. Quindi il detto in questione ha ben 145 anni. Certe imprese a Roma sono senza tempo, proprio come chi le ha compiute. Resistono anche grazie alla filosofia popolare che conia i detti in modo tale da lasciare traccia del passaggio della storia: l’unico aspetto che rende tutti, davvero, cittadini del mondo. Da Garibaldi a Gualtieri, passando per Francesco Totti. Tutte le strade, ma soprattutto tutte le storie portano a Roma.