È sicuramente la fontana più famosa di Roma. In stile barocco e si situa presso l’omonima piazza. Limitrofa al Palazzo Conti di Poli, venne commissionata nel 1732 da Papa Clemente XII. Poi fu realizzata da Nicola Salvi; la piazza da tempo cercava un’opera del genere a decoro della stessa. Talmente fu l’affanno che la si inaugurò nel 1735, ma venne concretamente terminata nel 1762 da Giuseppe Pannini. Come molti sanno è diventata vero e proprio luogo di culto per i turisti in visita nella Capitale anche grazie alle celebri scene de La Dolce Vita con Mastroianni e la Ekberg. La Fontana di Trevi è la più grande tra le fontane romane.
La scala segreta sotto Trinità dei Monti, dove porta
Una questione di confluenze; regio Trivii
La Fontana di Trevi è alimentata dall’Aqua Virgo che, tra tutti gli acquedotti costruiti dagli antichi romani, è l’unico ancora perfettamente funzionante. Il suo nome deriva banalmente da un toponimo in uso nel quadrante già dalla metà del XII secolo. Regio Trivii, infatti, si riferiva alla confluenza di tre vie nella piazza. Nel contempo poteva riferirsi anche al triplice sbocco dell’acqua dell’originaria fontana. Come dicevamo sopra la realizzazione della Fontana fu voluta da Papa Clemente XII che, nel 1732, indisse un concorso pubblico al quale parteciparono i migliori artisti dell’epoca. Tra tutti i progetti venne scelto quello di Nicola Salvi. L’opera si struttura nel suo bacino con una ampia scogliera decorata dalla rappresentazione di numerose piante, oltre che dallo spettacolare scorrere dell’acqua. Al centro campeggia la figura di Oceano alla guida del cocchio a forma di conchiglia. Questo è trainato da due cavalli, l’iroso e il placido, placati da due tritoni. Tutta la rappresentazione scultorea è morfologicamente costituita come un arco di trionfo, nel quale sono presenti due rilievi che fanno riferimento alla leggenda della sergente e alla storia dell’acquedotto Virgo. A destra, infatti, la vergine indica la sorgente ai soldati romani e a sinistra, Agrippa, che ordina l’avvio dei lavori di costruzione dell’acquedotto dell’Acqua Vergine. A corredo anche due figure allegoriche che sottolineano gli effetti benefici dell’acqua. Ovvero Salubrità e Abbondanza; ciò lo si nota presso le nicchie laterali.
Per quale motivo gli acquedotti romani sono rimasti quasi “intatti” dopo anni?
Usi e costumi
Secondo una tradizione ormai assodata, è impossibile visitare la Fontana di Trevi senza lanciarci dentro una moneta. Se lo si fa, allora, di sicuro si torna a Roma. Per i più romantici, magari in cerca di un amore italiano, è necessario lanciare una seconda e una terza moneta. Ciò è di buon auspicio se ci si augurano le nozze. Pochi sanno, inoltre, che presso il lato destro dell’opera è presente una vaschetta rettangolare dotata di due piccole cannelle. Sempre secondo costume, le coppie che bevono a questa fontanella rimarranno innamorate per sempre. Si tratta di un rito, molto in voga in passato, che si svolgeva quando il fidanzato doveva necessariamente partire per qualche tempo, magari per il servizio militare. La sera prima dell’addio, i fidanzati si recavano presso la fontanella. La donna riempiva un bicchiere rigorosamente nuovo con dell’acqua e lo offriva al partner. Poi il bicchiere doveva essere frantumato; così la ragazza poteva essere certa di non perdere la persona amata. Ciò, con i limiti delle leggende popolari, aveva una sua ratio. Chi avesse sorseggiato l’acqua di Trevi ricordando Roma per sempre, avrebbe nel contempo continuato ad anelare l’amata rimasta nella Capitale. Dal passato remoto ci arriva un altro mito. Plinio il Vecchio raccontò una storia rispetto al nome dell’acquedotto che rifornisce la Fontana di Trevi. Secondo lo scrittore e filosofo romano la denominazione dell’Aqua Virgo proverrebbe da una infante che indicò ai soldati di Agrippa, assetati, la posizione della sorgente dell’acqua. Ovvero presso Salone (Campus Solonis, ndr), all’ottavo miglio di via Collatina. Questa narrazione è stata scolpita sulla fontana, in alto a destra osservandola frontalmente, nel 1762 da Andrea Bergondi.