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La “Cappella Sistina” degli antichi, cos’è e dove si trova

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In uno studio anglocolombiano del 2020 la scoperta di 12 chilometri di pareti incise da Sapiens del XII secolo a.C.

È stata scoperta all’inizio del 2020, ma la notizia è stata divulgata solo alla fine di quell’anno, a causa dell’esclusiva data a un documentario del canale tv britannico Channel 4. Un gruppo di ricerca anglo colombiano ha portato alla luce, nella parte di foresta amazzonica del Paese sudamericano, quella che da loro è stata denominata la Cappella Sistina rupestre, o degli antichi. Si tratta di una serie di pareti rocciose, lunghe oltre 12 chilometri, sulla quale i Sapiens di tredicimila anni fa hanno lasciato dipinti estremamente affascinanti rispetto all’epoca.

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La più grande concentrazione di arte rupestre della Terra

È il cuore della Foresta Amazzonica. Siamo nella Serrania de la Lindosa, presso il Parco Nazionale di Chiribiquete, in Colombia. Circa 12.500 anni fa qui arrivò l’uomo, nell’ultima sua sfida migratoria da homo sapiens; colonizzare l’America. Il clima stava cambiando. Oggi, dove campeggia la giungla tropicale vi era la savana di allora. E anche la fauna, quindi, era molto diversa. Ce ne danno prova proprio gli uomini del XII secolo a.C., con le loro incisioni. Dodici chilometri di arte rupestre, significano innanzitutto che al tempo qui c’era una enorme concentrazione di coloni. Fatto interessante, considerando che oggi qui l’area è disabitata e remota. Dopodiché una delle testimonianze che ne ricaviamo è quella della presenza di mastodonti (animali simili ad elefanti, ndr), cavalli del periodo glaciale e bradipi. E poi serpenti, pipistrelli, alligatori, scimmie, tartarughe, istrici e cervi. Nei disegni si può osservare l’interazione tra l’uomo e gli animali in questione, con scene di caccia e di vita quotidiana.

Le testimonianze che emergono

Nelle scene rappresentate si scorgono anche i sapiens vicino a diversi tipo di piante, lasciando intendere lo stile di vita, ovviamente, da cacciatori raccoglitori. Le pareti oggetto di incisione, inoltre, sono molto alte. È quindi assai probabile che gli autoctoni di allora avessero costruito delle scale, o oggetti con questa funzione, al fine di eseguire i disegni. Ciò suggerisce anche come la scelta di produrre le scene in alto potesse essere orientata dal fatto che volessero mostrarle a più individui possibile. Secondo i ricercatori che si sono occupati di questo studio, la grandezza della scoperta sta nel fatto che si tratterebbe di rappresentazioni eseguite dai primi individui che andarono a radicarsi presso l’Amazzonia occidentale, in un momento di cambiamenti climatici estremi. E poi l’elemento forse più suggestivo. I Sapiens non avevano solo l’esigenza di cacciare, pescare e coltivare. Ma anche di esprimersi artisticamente e socializzare, attività che poneva in essere quotidianamente.

In uno studio anglocolombiano del 2020 la scoperta di 12 chilometri di pareti incise da Sapiens del XII secolo a.C.
Un tratto suggestivo della parete

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Lo studio dei ricercatori britannici e colombiani

Gli scavi preliminari sono stati condotti a Cerro Azul, nel dipartimento di Guaviare. Tre i rifugi rocciosi inizialmente oggetto di indagine. Così gli archeologi hanno potuto datare gli insediamenti che si collocano tra il 12.600 e il 11.800 a.C. Durante il lavoro di scavo sono emersi resti di fauna, flora, manufatti litici e pigmenti minerali. Questi, infatti, sono stati utilizzati per ornare le pareti rupestri di cui parliamo. Era un periodo delicato per la storia umana. Chi arrivò qui per primo, attraversò lo stretto di Bering, dovendosi adattare ad una moltitudine di climi diversi. Numerosi ripari sotto roccia sono qui ornati da migliaia di pitture rupestri che raffigurano forme geometriche, figure umane, impronte di mani e animali. Insomma, possiamo definire questo collage di raffigurazioni una ‘sequenza culturale’ importante per il tardo Pleistocene e dell’Olocene inferiore. La dettagliata ricerca ci restituisce anche lo stile di vita degli autoctoni; addirittura abbiamo informazioni circa la loro dieta e delle strategie di sussistenza. Sappiamo che questi primi abitanti dell’Amazzonia non si adattavano passivamente all’ambiente, ma gestivano attivamente le risorse e ciò che offriva il territorio. Ad ogni modo pare che non fossero i primi abitanti del Sudamerica. I ricercatori hanno proposto, nel paper, l’origine andina, piuttosto che amazzonica, dei primi abitanti del continente.

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