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Bimbo annegato in piscina a Grotte di Castro nel 2022: bagnina e gestori patteggiano

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Bimbo annegato in piscina a Grotte di Castro nel 2022, bagnina e gestori patteggiano la condanna per omicidio colposo

Hanno patteggiato una condanna a 16 mesi di reclusione i tre imputati per la morte di Fabio Guidobaldi, il  bimbo di quattro anni annegato nella piscina comunale di Grotte di Castro, nel viterbese, il 20 luglio del 2022. Omicidio colposo in concorso, questa l’accusa per la bagnina della piscina e i due gestori della struttura, il presidente e il vicepresidente della cooperativa responsabile dell’amministrazione dell’impianto. Il piccolo viveva con i genitori a Castel Cellesi, una frazione del comune di Bagnoregio. Nel giorno in cui avrebbe compiuto 5 anni, il 19 novembre scorso, il comune ha deciso di intitolargli i giardini pubblici.

L’udienza del 19 settembre 2023

L’udienza per la morte del piccolo Fabio Guidobaldi si è tenuta ieri presso il tribunale di  Viterbo. Davanti al gup il presidente e il vicepresidente della cooperativa che gestisce l’impianto di Grotte di Castro e la bagnina. In aula anche i genitori del bambino. Ricorrendo al rito abbreviato, gli imputati hanno ottenuto lo sconto di un terzo della pena. I tre sconteranno 16 mesi di reclusione per omicidio colposo in concorso. Il presidente e il vicepresidente della cooperativa sono stati assistiti dall’avvocato Angelo Di Silvio. Mentre la bagnina 36enne dai legali Elio Mannetti e Cristina Marigliano. A rappresentare i genitori del bambino gli avvocati Antonella Ginanneschi e Pier Paolo Grazini.

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La tragedia nella piscina comunale

Dalle indagini svolte dai carabinieri e coordinate dalla Pm Eliana Dolce è emerso che la mattina del 20 luglio 2022 il piccolo sarebbe stato lasciato libero di entrare in acqua nonostante non fosse capace di nuotare. Nessun controllo da parte dello staff responsabile. La bagnina addetta alla supervisione dei piccoli stava infatti svolgendo delle lezioni private ad un’altra bambina.

L’accusa del Pubblico Ministero

La bagnina è stata accusata di omicidio colposo per non aver controllato i bambini. Mentre il presidente e vicepresidente della cooperativa sono imputati per aver “omesso un adeguato controllo del complesso natatorio” e per aver permesso alla bagnina di svolgere delle lezioni private senza occuparsi della sorveglianza degli altri iscritti. Nel momento del tragico incidente la vigilanza dei piccoli sarebbe stata affidata a personale non qualificato e non autorizzato. “Non sono neppure state verificate le competenze natatorie dei bambini, si sarebbe dovuto imporre loro l’utilizzo di presidi di sicurezza (come i braccioli, ad esempio, ndr) facendo entrare i più piccoli nella piscina con minore profondità“, ha sottolineato la Pm.

 

 

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