La tipica espressione ha radici antichissime: perchè si usa come insulto e al pari di una semplice goliardata. L’etimologia.
Roma ha tante parole ed espressioni per definire qualsiasi cosa. È il pregio di avere una lingua millenaria che ha fatto del dialetto il proprio vessillo. L’inflessione del dialetto romano piace davvero a tutti, in barba alle rivalità nord-sud che non hanno mai portato a una vera e propria battaglia sul piano contemporaneo. Una scelta – quella di utilizzare termini che richiamano battute o caratteristiche – derivante dal latino che spesso aveva termini per indicare una determinata condizione umana tramite richiami a caratteristiche fisiche o psichiche.
La volpe è definita alopex proprio per via della scarna parte di peli che ha sulla parte centrale del muso. Motivo per cui, oggi, in Italiano alopecia indica la condizione per cui comincia la perdita dei capelli. Tutto ha un senso, così nelle espressioni e altrettanto nei detti goliardici. Niente avviene a caso: uno degli “insulti” più giocosi nella città eterna è quello che sentiamo dire spesso al posto di qualche parolaccia o come semplice accompagnamento a un altro insulto più veniale. “Tu nonno in carriola”: quest’espressione nasconde un mondo che i romani hanno celato nel tempo fra storia e tradizione.
In questo cortile sembra di essere fermi al Medioevo, ricco di storia: dov’è
“De tu nonno in carriola”: da dove deriva l’insulto
La carriola – come definizione – è un accessorio che serve a trasportare cose: la forma confortevole, e disposta prontamente per essere afferrata senza rischi, garantisce numerosi vantaggi. Chi non può portare o sollevare pesi, con la carriola, ha la possibilità di avere più oggetti a portata di mano. Inserendoli dentro può permettersi di portarli dove vuole. Massimo risultato con il minimo sforzo. Una soluzione che ha dato anche la stura a un’altra diceria. La carriola, infatti, è anche sinonimo per indicare una nota posizione dedita all’accoppiamento nel gergo popolare. Proprio perchè garantisce il massimo risultato senza troppa fatica.
Tornando, invece, alla storia antica, tu nonno in carriola indica la situazione che riguardava, in epoca dell’Impero ma anche prima, molte persone anziane. Durante le epidemie che colpivano la città di Roma improvvisamente non c’era tempo per avere a disposizione un numero sufficiente di lettighe: una sorta di giacigli che servivano per trasportare i malati. Quindi, in alternativa, nei casi più urgenti, si usavano le carriole: gli anziani venivano messi dentro quelli che ancora oggi sono veri e propri accessori da lavoro e portati al primo rifugio utile per curarsi.
Le carriole, poi, hanno avuto anche la funzione di prime sedie a rotelle: una sorta di prototipo per quelle che erano le persone con disabilità del passato remoto. Quindi, quando sentiamo dire: “Ce sarai tu e tu nonno in carriola”, significa: lo dici a te e a tuo nonno malato. Poco presente, infermo. Tutte cose che, dette fuori contesto, potrebbero sempre insulti irreparabili. In realtà vengono spesso usati per canzonare gli amici: serve ugualmente un certo tipo di confidenza per lasciarsi andare a un frasario del genere. Intimità che il romano è solito prendersi senza problemi. È particolarmente ben voluto – con le dovute eccezioni – anche per questo tipo di battute. “Tu nonno in carriola” – in particolare – è finita anche su un muro per quanto è storica come battuta. A via di Ripetta, infatti, c’è un uomo dentro una carriola inciso su un muro. Proprio a ricordare quei tempi. A Roma, persino le battute, non hanno età.