Curiosità e storia di alcuni dei luoghi-simbolo – o comunque iconici – della Capitale, il nostro viaggio ci porta oggi nella zona del Pincio, proprio al confine con la bellissima Villa Borghese.
Stiamo parlando del Muro Torto, un antico muro edificato alla fine dell’età repubblicana e posto a supporto del pendio sul quale insistevano gli Horti Pinciani e alcune Ville Gentilizie. Ma perché si chiama proprio così? E cosa ne resta oggi dell’antica struttura? Scopriamolo insieme.
La storia
Il Muro Torto, che dà il nome all’omonimo viale, è una struttura muraria databile come detto alla fine dell’età Repubblicana, ovvero il periodo compreso tra il 509 a.C. e il 27 a.C. Secondo le ricostruzioni storiche questa struttura faceva parte di una delle ville gentilizie che si trovavano sul colle a quell’epoca, tra cui quelle degli Anicii, degli Acilii e dei Pinci (da cui deriva il nome della collina). Nel III secolo le mura vennero poi inglobate nel complesso delle Mura Aureliane nel tratto originariamente compreso tra Porta Pinciana e Porta Flaminia; oggi invece sul sito si trovano il Parco del Pincio e Villa Medici e, poco oltre, Villa Borghese, mentre in strada transitano quotidianamente fiumi di auto con una circolazione che risulta spesso congestionata. Proprio Viale del Muro Torto è stato interessato recentemente da un profondo intervento di restyling (era il novembre 2022) che portò alla rimozione di svariate quantità di rifiuti e in generale ad una sua riqualificazione.
Il Muro Torto come luogo di sepoltura
La sua storia tuttavia va oltre il mero aspetto architettonico. Sì perché durante la Roma pontificia qui, o comunque nei pressi, venivano sepolte le persone morte suicide, i vagabondi oppure le prostitute, in pratica tutti i soggetti che vivevano ai margini della società. Ciò gli valse, non a caso, anche il nome di contrada del muro malo.
Perché si chiama così? La risposta
Fondamentalmente la risposta a questa domanda, ovvero perché il Muro Torto…si chiama Muro Torto, è abbastanza intuitiva nel senso che fa riferimento alla sua particolare conformazione; questo muro particolare infatti non è lineare ma in pendenza essendo visibilmente inclinato. A questo proposito vale la pena di citare il fatto che questo muro sarebbe in realtà una costruzione di “sostruzione“, cioè una realizzazione concepita per fare da sostegno e supporto ad una struttura o infrastruttura principale. Insomma, non proprio un muro, o una cinta muraria in questo caso, nel senso proprio del termine. Di fatto la costruzione è oggi uno dei luoghi iconici della città eterna che, nonostante la sua ‘stortura’, rimane saldamente al suo posto.
La leggenda narra che…
Abbandonando i libri di storia attorno al Muro Torto ruotano tutta una serie di leggende confluite nelle tradizioni popolari tramandatesi nei secoli. E questo, tornando alla storia (quella vera), proprio perché in questa area trovarono sepoltura “dannati” e quelli che, di fatto, venivano considerati feccia per la società dell’epoca. Si credeva pertanto che gli spiriti di quei peccatori continuassero a frequentare quei luoghi, gettando nel terrore chi osava avventurarsi da quelle parti. Qui furono sepolti, tra gli altri, i carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari dopo essere stati giustiziati mediante la decapitazione.
Ecco allora che, nel tempo, i miti e le oscure leggende attorno a questo muro – suo malgrado – si sono alimentate di racconti via via differenti: dall’idea che qui tornasse lo spirito di Nerone o che il Muro Torto stesso sia così perché un fulmine lo colpì durante l’esecuzione di Pietro. Il tutto a dipingere un quadro infausto attorno a quello che, all’apparenza, resta soltanto una costruzione che dà l’idea di poter crollare da un momento all’altro. E che invece, narrazione mistica a parte, continua a stare al suo posto sotto gli occhi dei romani e dei turisti.
