Dall’esterno macabro, all’interno uno scrigno di meraviglie senza tempo. A via di Ripetta, a pochi passi da piazza del Popolo, si nasconde un laboratorio molto particolare. Mettere piede nella bottega di “Restauri Artistici Squatriti” vuol dire fare un salto indietro nel passato, al 1939. In quegli anni Gelsomina Squatriti decise di aprire questo piccolo negozietto dedito al restauro di ogni sorta di giocattoli. Oggi il laboratorio è passato dalla signora Gelsomina, ultraottantenne, al figlio Federico, ma l’arte che si respira è la stessa: tanto amore per le cose antiche e i ricordi di una vita, affidati alle mani esperte di una famiglia di restauratori .
Cosa si trova nell’Ospedale delle Bambole di via di Ripetta
Nel negozietto al centro di Roma, a pochi passi da via del Corso, è possibile torvare bambole di qualsiasi epoca in cartapesta, pannolenci, porcellana e celluloide, così come marionette, statue e soldatini di piompo. Alcune di esse sono costruite su ordinazione, da appassionati o per rappresentazioni, teatrali e cinematografiche.
L’Ospedale delle Bambole rappresenta oggi una delle vetrine più pittoresche di Roma, seppur macabro. La sua è solo apparenza, che si dirada non appena metterete piede nel laboratorio. Conosciuto dai romani come ¨il negozio del terrore¨ della città, a causa della sua inquietante vetrina piena di teste, braccia e gambe di bambole, si tratta di un luogo che invece vale la pena vedere. Siete abbastanza coraggiosi da entrarvi?
A cosa si deve il successo del negozio?
La sua particolarità, contro ogni diceria, non riguarda il terrore che suscita nei passanti, semmai per la sua eccezionalità. Sono tantissimi i clienti e collezionisti, anche da oltreoceano, che si rivolgono al laboratorio, per la professionalità dei suoi artigiani. Come ogni paziente di un vero ospedale, ogni bambola viene dimessa con un referto diagnostico che indica le riparazioni subite e i consigli su come trattarla.
Il “Bambolatorio” di Napoli
Forse non sapete che anche a Napoli, però, esiste un laboratorio che si prende cura delle bambole e le cura dai segni del tempo. C’era una volta, più o meno alla fine del 1800, Luigi Grassi, scenografo dei teatri di corte e dei teatrini dei pupi. Luigi lavorava in via San Biagio dei librai, stradina famosa e conosciuta fin dall’antichità come Spaccanapoli proprio perché spaccava a metà il cuore pulsante della città e che oggi è il nostro centro storico.
Il maestro non dipingeva solo scenografie, ma costruiva e riparava qualsiasi oggetto, compresi i pupi di scena. Il suo laboratorio così strano attirava e incuriosiva lo sguardo di tutta la gente di passaggio. Un giorno una mamma entrò nella sua bottega con una bambola rotta tra le braccia e implorò l’artigiano di aggiustarla. Luigi, sorridendo sicuro nel camice bianco che indossava per non sporcarsi durante il lavoro, rassicurò la donna: la sua bambola sarebbe tornata come nuova.
Dall’arte del restauro, a Museo antico
Questa la storia dell’attuale “Ospedale delle bambole” di Napoli, conosciuto anche come Bambolatorio, oggi diretto da Tiziana Grassi, primaria del negozio, e Alessandra Colonna, direttrice sanitaria. L’Ospedale delle Bambole, però, oggi non è più soltanto un’antica bottega di artigiani ma, un posto dove rivivere la gioia di un momento unico, divenendo anche un vero e proprio Museo, con visite prenotabili per adulti e piccini.
Affianco al “pronto intervento”, c’è infatti un vero e proprio progetto culturale. Il progetto di Kaos produzioni è nato dall’idea di affiancare all’esistente laboratorio di restauro delle bambole, attività ultracentenaria, un laboratorio di narrazione multimediale che racconti attraverso immagini, suoni e voci come le esperienze del passato possano essere un punto di partenza per tracciare nuove potenzialità per gli oggetti. Non si sa da quale luogo o tempo provengano, ma le loro ferite ricucite e riparazioni si intrecciano in un unico racconto di volti, affetti e ricordi.