Franco Migliacci è morto a 92 anni in una clinica romana. Le sue composizioni sono senza tempo: scrisse anche per Zero e Angiolini.
Franco Migliacci si è spento in una clinica romana a 92 anni, ma l’eredità che lascia è importantissima. In primis di contenuto, tante le strofe che ricorderemo grazie a lui, e poi di contesto. La musica – come tutte le arti al giorno d’oggi – si è ridimensionata. Il senso della collaborazione è mutato, quasi scomparso. Esistono i featuring, ma restano appannaggio degli autori e cantautori: fanno tutto loro, ma la partitura non può essere qualcosa di preconfezionato. I parolieri – termine che sa di antico ma la valenza è senza tempo – rendevano autentico un brano.
Lo conferma il fatto che anche giornalisti come Costanzo si sono prestati al ruolo, con ottimi risultati. Migliacci era un paroliere, un autore che sapeva fare con la penna quello che veniva meno ad altri: contestualizzare un’idea, un sentimento che plasmati su un brano potevano anche cambiare o lanciare – a seconda dei casi – una carriera. Infatti ha lavorato con tutti e per tutti, due nomi a caso: Caterina Caselli ed Ennio Morricone, poi quel Domenico Modugno che con “Volare” ha incantato il mondo e vinto l’Eurovision molto prima dei Maneskin e molto prima che il successo si misurasse con le visualizzazioni.
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Franco Migliacci, addio al paroliere per eccellenza: Ambra e Renato Zero ringraziano
Contava l’ascolto, non i download: vietato dire si stava meglio quando si stava peggio, ma omaggiare (e in parte rimpiangere) oggi Migliacci è un atto dovuto. Su Roma devono farlo in particolare due persone: Renato Zero e Ambra Angiolini, per Fiacchini migliacci compose (non da solo, chiaramente) il primo LP. Fu quello che vide qualcosa di più in un’icona che si sarebbe rivelata in divenire. Lo stesso vale per Ambra: la donna ha poi provato tutte le altre arti, compreso il cinema e il teatro, ma prima si è data al canto.
“T’appartengo” è sua. Di Migliacci in primis. Quello che ha trovato due parole iconiche che, ancora oggi, permettono ad Ambra di essere un riferimento nel panorama musicale italiano. Non a caso fa XFactor. Il fattore in più, all’epoca, glielo diede Migliacci con “T’appartengo e, se ci tengo, io prometto e poi mantengo. M’appartieni e, se ci tieni, tu prometti e poi mantieni”. Un mantra – come tanti altri che hanno aperto la strada alle nuove tendenze – capace di entrare in testa come un tarlo. In grado di far dire ancora agli ascoltatori: “Ma perchè non ci ho pensato io?”. Questo era – e resta – il valore aggiunto di Migliacci: trovare risposte laddove altri vedevano solo domande. Attraverso il mezzo più potente del mondo: la parola.