Sull’attentato a Don Antonio Coluccia, sorprende la decisione del GIP presa in queste ore. Secondo il Giudici per le Indagini Preliminari, verso il prete non ci fu “tentato omicidio” e tantomeno nessuna azione di attentato. Una conduzione dell’indagine che, a cominciare dallo stesso religioso attivo nella lotta alla criminalità organizzata romana, ha lasciato tante persone sorprese.
Il GIP: “Su Don Coluccia non ci fu tentato omicidio”
Nonostante il prete stesse per essere investito sulle strade di Tor Bella Monaca e un agente di polizia è rimasto ferito in quell’agguato, per il GIP quell’azione non determina un “tentato omicidio”. Una decisione della giustizia italiana che lascia interdette numerose persone, a cominciare dallo stesso religioso attivo nella zona di Roma. Una simile affermazione, oltretutto, rischia di scarcerare a breve il presunto attentatore alla vita del reverendo.
La delusione di Don Antonio Coluccia per la scelta del Tribunale di Roma
Uscito da piazzale Clodio, precisamente dalla Città della Giustizia, Don Antonio Coluccia è deluso e rammaricato dalla scelta della giustizia italiana. Ai giornalisti che lo fermano per strada, spiega come oggi, all’interno di Tor Bella Monaca e la zona de Le Torri, si mangi “pane e malavita”, in un fenomeno che sta inghiottendo soprattutto tantissimi giovani che vivono quel quadrante romano.
Don Coluccia perdona il proprio attentatore
In cuor suo, Don Antonio Coluccia ha detto di “aver perdonato il proprio attentatore”. Ma al di là delle proprie reazioni allo scioccante avvenimento, rimane l’ennesima leggerezza di una giustizia italiana. Nonostante il gravoso episodio, il GIP ha ribadito come l’azione del presunto attentatore non era quella di “uccidere il prete”.
Eppure, quel giovane aveva cercato d’investire il religioso a bordo della sua moto: un colpo che, se riuscito, probabilmente avrebbe ucciso sul colpo lo stesso prete anti-mafia. Dichiarazioni che, da piazzale Clodio, sono destinate ad aprire la polemica già dalle prossime ore.