È un luogo suggestivo, dove la vegetazione è rigogliosa e gli alberi assumono le forme più disparate, al punto da attribuire all’area un’atmosfera misteriosa e magica al tempo stesso. Stiamo parlando del Bosco del Sasseto, situato nel cuore della Tuscia viterbese, in via al Piazzale Sant’Angelo, poco distante dal confine con l’Umbria.
Un luogo suggestivo nel quale si trovano varie specie vegetali
Il suo fascino è rappresentato dalle numerose specie vegetali che lo ospitano: faggi, olmi, aceri, lecci, alcuni dei quali hanno raggiunto dimensioni sorprendenti, arrivando fino a 25 metri di altezza. A incuriosire, sicuramente il suo nome: Il Bosco del Sasseto. Come mai è stato chiamato così? La località è piena di massi lavici di origine vulcanica. Tra quei massi o sassi che sono i residui dell’eruzione risalente ormai a oltre 300mila anni fa del vulcano Volsino, con prepotenza s’è fatta spazio una flora fitta, composta non solo da alberi secolari, ma da un sottobosco estremamente ricco di muschi, licheni e felci, abitati un gran numero di animaletti che tra fronde, grotte e incavi hanno realizzato la propria casa.
Il bosco del Sasseto è conosciuto anche come il Bosco di Biancaneve: ecco come mai
Un ambiente che fa pensare all’esistenza di folletti, riuscendo quasi a catapultare i visitatori in una fiaba. Una sensazione tanto forte da aver indotto il National Geographic a denominare quest’area: ‘il Bosco di Biancaneve’. E come in tutte le favole che rispettino c’è anche un maniero che si erige sopra questa immensa distesa di vegetazione, il castello di Torre Alfina. Il Bosco, il castello e il mausoleo che insieme contribuiscono a rendere il luogo incantato, sono stati voluti dal marchese Edoardo Cahen. Il marchese rimase letteralmente rapito dalla bellezza di questo luogo, decidendo infatti nell’800 di ricostruire il maniero, nel quale scelse di vivere fino alla fine dei suoi giorni, e in seguito vi fece realizzare anche il suo sepolcro. Volendo continuare a restare nel Bosco del Sasseto anche per il suo riposo eterno fece erigere un mausoleo neogotico nella foresta.
La foresta è stata oggetto di interventi da parte dell’uomo
Nonostante il bosco di Biancaneve sembra essere la massima espressione della capacità della natura di creare una perfetta armonia di colori, suoni e profumi, non è mancata la mano dell’uomo che, però, è stato capace di non turbare l’equilibrio esistente, ma lo ha solo accentuato, nel rispetto dell’ambiente preesistente. Sono stati i paesaggisti francesi Henry e Achille Duchene, proprio nel periodo di rifacimento del castello, da parte del marchese Cahen, a disporre alcuni lavori tra le radure e gli arbusti, realizzando sentieri che ben si fondono con il paesaggio originario.
Il Bosco è di proprietà del Comune di Acquapendente ed è stato riconosciuto Monumento Naturale della Regione Lazio
Oggi quel bosco incantato, che non si fa fatica a pensare essere abitato da fate e folletti, è di proprietà del Comune di Acquapendente ed è considerato dal 2006 Monumento Naturale della Regione Lazio, oltre che zona di protezione speciale secondo le direttive dell’Unione Europea. Una fantastica realtà che non manca di far sognare i suoi ospiti e che si estende in una superficie complessiva di 61 ettari.
Chiunque può scegliere di concedersi una passeggiata tra le meraviglie di questa foresta fatata, purchè la visita venga prenotata per tempo tramite gli appositi canali predisposti. Si tratterà di un’escursione di circa due ore alla presenza di una guida turistica, prevista a tutela dell’ambiente, ma la presenza di un accompagnatore esperto di questi luoghi non sarà altro che un elemento aggiuntivo utile a rendere ancora più suggestivo il breve ‘viaggio’, potendo fornire ulteriori dettagli alla storia di questo magnifico luogo incantato.
credit: Paolo Gaetano (istock)