Continua il nostro viaggio quotidiano alla scoperta di storie e curiosità di Roma e del Lazio. Oggi parleremo del lago di Paterno, che si trova in provincia di Rieti. E ci focalizzeremo su una leggenda davvero unica nel suo genere, quella del cosiddetto ‘Santuario galleggiante‘ su un’isoletta ad oggi scomparsa.
Secche di Tor Paterno, avvistato cucciolo di delfino al largo delle coste
La geografia del lago di Paterno
Il lago di Paterno è un bacino di origine carsica, originato da uno sprofondamento del terreno. E’ molto profondo (quasi 54 metri) ed è alimentato da una sorgente d’acqua sotterranea. La temperatura sul fondo è di 6 °C, quasi costante nel corso dell’anno; quella in superficie è solitamente più calda in base alla stagione.
Si trova nella frazione Vasche del comune di Castel Sant’Angelo, in provincia di Rieti. Prende il nome dalla frazione di Paterno, che si trova a 600 metri sul livello del mare a monte del lago e a circa 5 km dal paese di Ponte Alto.
Il lago è adatto alla balneazione, alla pesca e alle immersioni subacquee. Le sponde sono caratterizzate da un lato da boschi e canneti, dall’altro da una piccola spiaggia attrezzata. Dominano lo specchio d’acqua i resti di una maestosa villa risalente al I sec. a.C. da identificare probabilmente con quella degli imperatori Flavi. A poca distanza sorgono le vestigia dell’impianto termale di Aquae Cutiliae.
Un po’ di storia
Prima di addentrarci in quello che è il focus di oggi, come sempre partiamo da un po’ di storia. Il lago di Paterno o di Cotilia è un lago della provincia di Rieti, nel Lazio, situato nella Piana di San Vittorino. Molto noto nell’antichità, era un luogo sacro per molti popoli italici, tanto che Varrone lo definì “l’ombelico d’Italia”.
Le prime notizie sull’esistenza del lago di Paterno risalgono alla fine dell’età del bronzo quando, secondo Dionigi di Alicarnasso, presso il lago di Cotilia sarebbe avvenuto un importante avvenimento storico: la popolazione dei Pelasgi vi avrebbe stretto l’alleanza con gli Aborigeni, che permise ai primi di iniziare a popolare l’Italia centrale. Come tramandato da Macrobio, in tale occasione i due popoli dedicarono un sacello a Dis Pater e un’ara a Saturno.
Successivamente, anche i Sabini attribuirono al lago di Paterno un grande valore religioso, tanto che lo avevano consacrato alla dea Vacuna e vi compievano sacrifici.
Il valore religioso attribuitogli era dovuto al verificarsi di fenomeni considerati misteriosi: si ipotizza che i Pelasgi possano aver assistito allo sprofondamento del terreno che diede origine al lago, rimanendone talmente impressionati da credere l’evento opera di qualche potente divinità, e il lago un punto di accesso agli inferi.
Gli autori latini inoltre riferiscono che nel mezzo del lago si ergeva un’isola galleggiante, coperta da una folta vegetazione, che si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo. Seneca si occupò del fenomeno nelle ‘Quaestiones Naturales’, sostenendo che potesse essere formata da accumuli di rami e terra, trattenuti dalla densità dell’acqua lacustre e sospinti dal vento. L’isola era ancora visibile a inizio Ottocento, ma è oggi scomparsa.
La leggenda del ‘Santuario galleggiante’ sul lago di Paterno
Veniamo adesso al focus di oggi. Parliamo della leggendaria isoletta sul lago di Paterno. Come riporta il sito experiencelazio.it, al centro del lago sorgeva un isolotto galleggiante che si spostava frequentemente: appariva e scompariva, alimentando quindi l’idea che avesse un’origine divina. Su quest’isolotto, sarebbe sorto il Santuario della Dea Vacuna, meta tanto cara ai Sabini quanto difficile da raggiungere.
Infatti, coloro che riuscivano ad arrivare fino al Lago di Paterno, dovevano prima percorrere un lungo e pericoloso viaggio. Una volta giunti, poi, venivano interrogati da una sacerdotessa che ne attestava le doti morali e spirituali. Vista la particolare devozione dei Sabini alla Dea Vacuna, si pensa che la funzione del santuario galleggiante fosse soprattuto quella di oracolo.
Qui si svolgevano anche sacrifici umani: il prescelto veniva decapitato, la sua testa gettata nel lago e il suo corpo bruciato. Venivani sacrificati anche capi del gregge e del bestiame appena nati, e offerte le primizie della terra, per assicurarsi la protezione divina. Questi riti macabri sarebbero stati interrotti grazie alla visita di Ercole, che nel suo passaggio per Cotilia, reputò quel rituale indegno e soprattutto inutile.