La procura di Roma si appresta a chiudere l’inchiesta che vede indagato Giandavide De Pau, l’uomo accusato di aver ucciso, il 17 novembre del 2022, tre prostitute in zona Prati, nella Capitale. Il 415 bis è l’atto che di norma anticipa la richiesta di rinvio a giudizio per l’indagato. E’ quanto ha riportato l’agenzia di stampa Agi.
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Giandavide De Pau, il killer delle prostitute a Prati
Intanto nelle prossime ore sarà depositata a piazzale Clodio la perizia, disposta dalla procura, sulle condizioni psicofisiche di De Pau. Secondo quanto si apprende, l’uomo non avrebbe infermità mentali tali da renderlo incompatibile con il carcere.
Perché è accusato di omicidio
De Pau, 10 mesi fa, è stato arrestato con l’accusa di triplice omicidio. Quel giorno a perdere la vita erano state due donne cinesi di 55 e 45 anni e una cittadina colombiana di 65. Le prime due erano state uccise in un appartamento di via Riboty, proprio davanti al tribunale di Roma, in zona Prati, mentre la terza donna in uno stabile di via Durazzo, a poca distanza dal luogo dei due omicidi. A incastrare l’uomo, storico autista del boss Michele Senese, sono stati i video ritrovati sul cellulare che hanno registrato i momenti in cui sono state uccise le due donne cinesi.
Le dichiarazioni di Alfredo Antoniozzi
“Leggo […] che il perito psichiatra della Procura della Repubblica di Roma ha stabilito che Giandavide De Pau, il killer che nel novembre scorso uccise tre povere prostitute al quartiere Prati di Roma, può stare in carcere e non ha infermità mentali: ne sono contento”. Lo ha detto Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di FdI alla Camera e presentatore della proposta di legge di modifica degli articoli che disciplinano l’infermità e la seminfermità mentale.
“Siamo intervenuti sulla vicenda a tutela della vita di tre donne innocenti- ha aggiuntoAntoniozzi- e siamo anche contenti che ci siano associazioni terze che si siano costituite parte civile, a differenza del Comune di Roma, da noi sollecitato, che non lo ha ancora fatto e che invitiamo a intervenire, considerando anche il danno di immagine che ha avuto tutta la comunità capitolina”.