Aumentano i casi di Covid-19 nel Lazio: rischio cluster nelle scuole
A differenza degli anni precedenti, l’asticella della prevenzione sul Covid-19 si è ormai abbassata. Dopo che l’Oms a maggio 2023 ha dichiarato il fine emergenza sanitaria, anche le persone hanno ridotto sempre di più l’utilizzo di mascherine e abbandonato le accortezze sanitarie necessarie a impedire i contagi. Basti pensare al tracciamento dei contagi adottato in questi anni o all’utilizzo dei tamponi. Solo nell’ultima settimana si contano 1.500 casi positivi al Covid-19, una stima in cui il Lazio detiene il podio come Regione con il maggior numero di malati. Appare necessario quindi per la sanità italiana invitare alle vaccinazioni, già in programma da ottobre.
“Anche se gli accessi negli ospedali sono fermi, ogni settimana si stimano almeno 40 persone morte per Covid, nell’ultimo bollettino 65”, spiega Maria Teresa Corongiu, presidente della Fimmg Roma, Federazione italiana medici di medicina generale al Messaggero. Un motivo in più perché con l’apertura delle scuole si evitino assembramenti, indossarndo la mascherina in luoghi molto frequentati e ventilando gli ambienti.
In autunno anche la compagna vaccinale contro il Covid-19
In autunno si prevede l’avvio di una campagna vaccinale gratuita per prevenire una nuova ondata di contagi da Covid-19. Come si evince da una recente circolare della Regione Lazio, “In concomitanza con la campagna antinfluenzale per la stagione 2023/24, è previsto l’avvio di una campagna nazionale di vaccinazione anti COVID-19 con l’utilizzo di una nuova formulazione di vaccini a mRNA e proteici (formulazione aggiornata monovalente XBB 1.5), la cui approvazione da parte di Ema e Aifa è prevista per fine estate/inizio autunno e di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre”. Per arginare il rischio di nuove infezioni, al momento comunque è ripartita la vendita di tamponi e mascherine necessari alla prevenzione.
Bambini rientro a scuola, paura per il rischio contagio di nonni e persone fragili
Il rischio maggiore arriva comunque dai più piccoli che, tornando in classe ed esposti agli assembramenti con amici e compagni, rischiano di contagiare anche i soggetti fragili più prossimi, come nonni, anziani e parenti immunodepressi. Se però i giovani non presentano forme gravi, gli anziani sono i più a rischio. “Dunque, i professori, se hanno 70 anni come il sottoscritto si facciano la vaccinazione”, è l’invito del professor Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma, al Messaggero.
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